#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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venerdì 10 luglio 2020

#Netflix: 365 giorni - Riassunto/Sfogo


Ogni tanto credo di essere affetta da qualche strano problema che mi spinge a scegliere del malsano dolore mentale autonomamente. Non mi spiego come sia possibile il fatto che io volontariamente abbia premuto play e un film così. Sapevo che cosa mi aspettava, avevo letto diversi pareri online, eppure mi sono lasciata trarre in inganno dalla classifica di Netflix.
Ma davvero questo film è piaciuto a qualcuno?
Davvero l’algoritmo di Netflix lo rileva come uno dei titoli più in voga nel momento?
Io voglio solo credere che ci siano altre persone che come me hanno premuto play pur consapevoli di cosa ci si potesse aspettare. Sapevo che avrei passato tutto il tempo a chiedermi perché e per come, ma non ho resistito alla voglia di farmi male.
Premetto: sono una di quelle persone che alla soglia dei 20 anni è andata al cinema a vedere 50 sfumature e qualche anno prima avevo giusto letto anche i libri, quindi posso comprendere il fascino o la curiosità che prodotti di questo genere sono in grado di esercitare sul pubblico che va a cavallo tra i 15 e i 20 anni, ma fino ad un certo punto. Qui siamo a livelli di imbarazzo davvero alti e il tutto è dovuto principalmente dai dialoghi: “Perché lo guardavi? Vuoi toccarlo… Bambolina” – cit.

Ovviamente il film di cui sto parlando è 365 Giorni, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice polacca Blanka Lipńska. La storia è, evidentemente, ispirata da 50 Sfumature. Il successo della James è arrivato persino nel sud della Polonia ed è stato così rovente che ha ispirato la nostra Blanka a scrivere un testo dalla trama piuttosto inconsistente (posso dirlo vero?). Quindi, sostanza stiamo parlando di una fan fiction di una fan fiction e a me viene solo da dire “boh”.

Siamo a Lampedusa, non si sa bene per quale motivo o per quale ragione, ma con questo film gireremo mezzo mondo in meno di due ore. Mi chiedo anche che senso abbiano tutti questi spostamenti ai fini della trama, ma davvero non credo che possa considerarsi un intreccio quello che ci viene mostrato in questa pellicola. Troppo cattiva? Boh… sarà che davvero ho trovato assurdo quanto si riesca a romanticizzare su certi aspetti relazionali.
Come stavo dicendo, siamo a Lampedusa. Massimo e il padre sono impegnati a mostrare al pubblico i loro loschi affari e ancora una volta siamo davanti al cliché del siciliano – interpretato da un lombardo, mettiamocelo anche noi qualche luogo comune, tanto ce ne sono così pochi – che per tirare a campare non fa altro che invischiarsi nella mala vita possedendo locali su locali e traffici su traffici. Nel giro di due minuti dall’inizio del film Massimo vede il padre perirgli tra le braccia, un proiettile lo ha attraversato da parte a parte colpendo persino il giovane e prestante protagonista. Che poi, se non c’hanno settordicimila addominali non li vogliamo per fare sti film.
Fatto sta che veniamo, immediatamente dopo, catapultati avanti nel futuro, ritrovandoci senza un ben chiaro motivo a New York. Nella grande Mela, vediamo Massimo che ha ripreso in mano l’azienda di famiglia e la comanda con pugno di ferro, ma in parallelo noi vediamo anche gli antefatti che coinvolgeranno la nostra protagonista. Tutto finito nell’oblio nel momento in cui lui prende un aereo diretto chissà dove e lei invece si ritrova con sé stessa tra le mura della propria camera. Qui mi sono chiesta il perché di certe scene così volutamente esplicite e mi sono data solo una risposta, o due visto che dovevo farmi la stessa domanda per due personaggi: da una parte abbiamo il chiaro segno di quanto lui sia un maschio alpha che non ha bisogno di chiedere (segnatevi questa cosa perché tornerà aventi nel film), mentre per quanto riguarda lei dobbiamo subito rimarcare quando lei sia caratterialmente abbastanza forte da potersi appagare da sola (donna indipendente uguale sextoy nella borsetta).
Adesso siamo nuovamente in Sicilia, voi ci avere capito qualcosa? (quando è successo, perché è successo, che poi da siciliana mi sorge il dubbio che il set possa essere geolocalizzato nei pressi dell’Etna, ma okay). Qui, però, avviene il primo atto di vero e semplice romanticismo. Laura, ora finalmente sappiamo come si chiama, sta festeggiando il suo compleanno insieme alla sua migliore amica e al suo ragazzo, ma (mannaggia li pescetti) deve andare al bagno e qui… ahimè, avviene il primo fortunato incontro con Massimo. Lui le chiede se si sia persa, stessa frase che verrà ripetuta come mantra per alcune delle scene che arriveranno nei prossimi 40 minuti. Il mattino dopo lei litiga con il suo omaccione polacco perché l’ha lasciata da sola sul bordo piscina dell’hotel in cui stavano festeggiando. Delusa e affranta allora corre per tutta la città e piange fino a sera, in un montaggio che sinceramente non ho ben compreso, ma sembrava una scena da video clip neo-melodico.
Come i migliori stalker di tutto il mondo entra in gioco nuovamente Massimo che, con l’aiuto dei suoi drughi, seda e rapisce la donna. E qui, sinceramente, la mia faccia è divenuta ritratto per il miglior meme di tutto il web, ma son dettagli no?

Laura si risveglia in un letto sconosciuto e, non sapendo dove ella sia, inizia a cercare una pseudo via di fuga, ma è stata resa debole dal sedativo che le hanno somministrato. Ancora una volta, io mi chiedo chi possa trovare attraente il fatto che questo vi abbia drogate e portate nella sua stanza. Okay, non ha fatto niente, lungi da noi pensare il contrario, del resto il film deve andare in questo modo, ma… andiamo!
Lei a questo punto inizia a tirare fuori le “unghie” e davanti la vista di Massimo inizia a chiedere per circa 15 minuti, ininterrottamente, che cosa lui voglia e perché l’abbia portata in casa sua. Lui, impassibile come solo i veri maschi alpha sanno fare, le risponde con una domanda retorica. *inserire manata sulla front per facepalm epico*
Successivamente lui si apre nella più profonda confessione dall’aura romantica che questo film possiede, raccontandole quanto la sua vita sia cambiata cinque anni prima, quando spararono a suo padre, e come lei gli fosse apparsa in sogno come la Madonna ai 3 pastorelli.
E da qui ha il via il crescendo di emozioni che potete tutti immaginare come andrà a finire. Lui le dà 365 giorni affinché lei si possa innamorare di lui, manco nelle peggiori commedie romantiche nella quale erano concessi al massimo una decina di giorni. Lui non vuole toccarla senza il suo permesso, non vuole approfittare di lei, anche perché diciamocelo poteva farlo quando era sedata, no?
“Per questo ti do la possibilità di innamorarti di me!” (Che culo! Mi verrebbe da aggiungere!).
Vorrei sapere chi pensa che sia davvero una fortuna il fatto che questo arrivi, rapisca la donna dei suoi sogni e le dà la possibilità di innamorarsi di lui in barba a tutto quello che si è dovuta praticamente lasciare alle spalle.

Presa, sbattuta contro una poltrona, con lui che la sovra e poggia amorevolmente una mano sul suo seno: “non farò niente senza il tuo permesso, aspetterò finchè non mi vorrai. Mi desidererai e verrai da me, non ti legherò, ma non provocarmi, non so essere gentile. Non sono abituato a sopportare la disobbedienza!”

Io in questo istante vorrei sapere che cosa sia passato nella mente di Marco Vivio mentre doppiava questo meravigliosamente doppiato personaggio. So che il lavoro è lavoro, ma davanti a certi testi mi sarei messo davvero a ridere. Ho anche voluto sentire come Massimo fosse nella sua interpretazione in originale e sinceramente mi ha fatto sorridere la scelta che hanno adoperato per quanto riguarda l’adattamento. In lingua originale, ovviamente, le battute sono tutte di Michele Morrone e lui passa senza grosse difficoltà dall’italiano all’inglese a seconda dei personaggi o degli attori (credo) con cui sta interagendo. Per intenderci quando parla con l’attrice che interpreta Laura il tutto è recitato da entrambi in inglese, quando invece parla con attori italiani e porta in scena azioni in italiano lui continua a parlare in italiano. Mentre noi abbiamo tutto in un’unica lingua, come se Laura sapesse perfettamente parlare l’italiano oltre che il polacco. Comprendo, dunque, la volontà di far doppiare il prodotto da un professionista come Marco Vivo, però davvero vorrei tanto chiedergli che cosa ha pensato dopo aver letto una o due linee delle parole di Massimo.

Rendiamoci comunque conto che siamo praticamente arrivati ai venti minuti di visione e hanno si è no detto una volta i nomi dei protagonisti.
Questa pellicola è sbagliata sotto molti punti di vista, e rischia di far passare un messaggio davvero errato. Christian Grey voleva Anastasia, ma in ogni caso aveva il suo consenso; lei ha firmato un contratto, lo ha visto e rivisto e a lei stava bene, quindi invece tutto questo non c’è. Quindi rendiamoci davvero conto di cosa riesce a far passare perché si rischia davvero di romanticizzare la violenza. “Vorrei che tu mi insegnassi ad essere gentile, con te” e qui mi si è gelato il sangue perché mi sembrava di star guardando una qualche versione de la Bella e la Bestia però versione “per bimbi cresciuti”. Lui è un uomo che non deve chiedere, alla quale non viene mai detto di no, però rapisce lei solo perché la donna dei suoi sogni e praticamente non vuol far altro che chiuderla all’interno di una gabbia. È la sua bambolina. Lui di lei può far quel che vuole, il fatto che debba essere lei a cedere è solo un capriccio, perché a conti fatti lei per 365 giorni è costretta alla sua presenza.   

La descrizione che Laura fa di lui ad un certo punto del film, ovviamente si è già perdutamente innamorata di lui e si è fatta rivoltare come un calzino, è davvero aberrante:“Immagina un forte maschio alpha che sa sempre quello che vuole. Uno che bada a te, che ti difende. Quando sei con lui ti senti una ragazzina. Realizza tutte le tue fantasia sessuali e in più è alto un metro e novanta, non ha un filo di grasso sul corpo ed è stato modellato da Dio.” L’unica che parrebbe avere un minimo di buon senso è la migliore amica di lei, infatti l’unico discorso con un minimo di sale in zucca viene fatto quando se ne stanno ubriache in Polonia.

Quando ha il computer e cellulare alla mano non prova neanche a chiamare aiuto. Assolutamente no, anzi si alza il giorno dopo e si fa la doccia così da potersi lavare da dosso l’idea che per un solo istante potrebbe essere libera. Si fa poi mettere le mani addosso fingendo di avere una sorta di controllo che, però, evidentemente non possiede. È evidente che ad un certo punto la situazione la diverta e ciò dovrebbe spingere a riflettere perché nessuno dovrebbe sottostare alle premesse con cui nasce questa sorta di relazione. È un rapporto malato quello che si viene a creare tra i due, basato quasi totalmente sul sesso anche perché noi sappiamo che lui fa il gangster, ma invece lei che fa? Perché se ne può stare a tempo indeterminato zitta e buona sullo yacht?

Sorvoliamo poi sull’aspetto dei cliché o degli stereotipi perché non basterebbero le pagine infinte che il web mette a disposizione per potervene parlare!
“Che bel caratterino, potresti essere italiana” tutte bisbetiche le italiane eh… ah gli stereotipi! Incrementiamoli sottolineando che il fatto che lei possieda più scarpe che abiti.


Tirando le somme di questo riassunto-sfogo, concludo dicendo che questo è il peggior film Netflix realizzato finora. Non riesco concretamente a trovarne una parte positiva e spero, per chi ha speso i soldi per la trilogia cartacea, che almeno quella sia migliore di quanto non sia questo film.
Volgare, inutilmente esplicito, con personaggi che hanno lo stesso spessore di un foglio A4 dalla grammatura tiratissima, senza contare i dialoghi agghiaccianti tra i due e la totale assenza di trama.



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