Ogni tanto credo di
essere affetta da qualche strano problema che mi spinge a scegliere del malsano
dolore mentale autonomamente. Non mi spiego come sia possibile il fatto che io
volontariamente abbia premuto play e un film così. Sapevo che cosa mi aspettava,
avevo letto diversi pareri online, eppure mi sono lasciata trarre in inganno
dalla classifica di Netflix.
Ma davvero questo
film è piaciuto a qualcuno?
Davvero l’algoritmo
di Netflix lo rileva come uno dei titoli più in voga nel momento?
Io voglio solo
credere che ci siano altre persone che come me hanno premuto play pur
consapevoli di cosa ci si potesse aspettare. Sapevo che avrei passato tutto il
tempo a chiedermi perché e per come, ma non ho resistito alla voglia di farmi male.
Premetto: sono una
di quelle persone che alla soglia dei 20 anni è andata al cinema a vedere 50
sfumature e qualche anno prima avevo giusto letto anche i libri, quindi
posso comprendere il fascino o la curiosità che prodotti di questo genere sono
in grado di esercitare sul pubblico che va a cavallo tra i 15 e i 20 anni, ma
fino ad un certo punto. Qui siamo a livelli di imbarazzo davvero alti e il
tutto è dovuto principalmente dai dialoghi: “Perché lo guardavi? Vuoi
toccarlo… Bambolina” – cit.
Ovviamente il film
di cui sto parlando è 365 Giorni, tratto dall’omonimo romanzo della
scrittrice polacca Blanka Lipńska. La storia è, evidentemente, ispirata da 50
Sfumature. Il successo della James è arrivato persino nel sud della Polonia ed
è stato così rovente che ha ispirato la nostra Blanka a scrivere un testo dalla
trama piuttosto inconsistente (posso dirlo vero?). Quindi, sostanza stiamo
parlando di una fan fiction di una fan fiction e a me viene solo
da dire “boh”.
Siamo a Lampedusa,
non si sa bene per quale motivo o per quale ragione, ma con questo film
gireremo mezzo mondo in meno di due ore. Mi chiedo anche che senso abbiano
tutti questi spostamenti ai fini della trama, ma davvero non credo che possa
considerarsi un intreccio quello che ci viene mostrato in questa pellicola. Troppo
cattiva? Boh… sarà che davvero ho trovato assurdo quanto si riesca a
romanticizzare su certi aspetti relazionali.
Come stavo dicendo,
siamo a Lampedusa. Massimo e il padre sono impegnati a mostrare al pubblico i loro
loschi affari e ancora una volta siamo davanti al cliché del siciliano – interpretato
da un lombardo, mettiamocelo anche noi qualche luogo comune, tanto ce ne sono così
pochi – che per tirare a campare non fa altro che invischiarsi nella mala
vita possedendo locali su locali e traffici su traffici. Nel giro di due minuti
dall’inizio del film Massimo vede il padre perirgli tra le braccia, un proiettile
lo ha attraversato da parte a parte colpendo persino il giovane e prestante
protagonista. Che poi, se non c’hanno settordicimila addominali non li
vogliamo per fare sti film.
Fatto sta che veniamo,
immediatamente dopo, catapultati avanti nel futuro, ritrovandoci senza un ben
chiaro motivo a New York. Nella grande Mela, vediamo Massimo che ha ripreso in
mano l’azienda di famiglia e la comanda con pugno di ferro, ma in parallelo noi
vediamo anche gli antefatti che coinvolgeranno la nostra protagonista. Tutto finito
nell’oblio nel momento in cui lui prende un aereo diretto chissà dove e lei
invece si ritrova con sé stessa tra le mura della propria camera. Qui mi sono
chiesta il perché di certe scene così volutamente esplicite e mi sono data solo
una risposta, o due visto che dovevo farmi la stessa domanda per due personaggi:
da una parte abbiamo il chiaro segno di quanto lui sia un maschio alpha che non
ha bisogno di chiedere (segnatevi questa cosa perché tornerà aventi nel film),
mentre per quanto riguarda lei dobbiamo subito rimarcare quando lei sia
caratterialmente abbastanza forte da potersi appagare da sola (donna
indipendente uguale sextoy nella borsetta).
Adesso siamo
nuovamente in Sicilia, voi ci avere capito qualcosa? (quando è successo, perché è successo, che poi da siciliana
mi sorge il dubbio che il set possa essere geolocalizzato nei pressi dell’Etna,
ma okay). Qui, però, avviene il primo atto di vero e semplice romanticismo. Laura,
ora finalmente sappiamo come si chiama, sta festeggiando il suo compleanno insieme
alla sua migliore amica e al suo ragazzo, ma (mannaggia li pescetti) deve
andare al bagno e qui… ahimè, avviene il primo fortunato incontro con Massimo. Lui
le chiede se si sia persa, stessa frase che verrà ripetuta come mantra per alcune
delle scene che arriveranno nei prossimi 40 minuti. Il mattino dopo lei litiga
con il suo omaccione polacco perché l’ha lasciata da sola sul bordo piscina
dell’hotel in cui stavano festeggiando. Delusa e affranta allora corre per
tutta la città e piange fino a sera, in un montaggio che sinceramente non ho
ben compreso, ma sembrava una scena da video clip neo-melodico.
Come i migliori
stalker di tutto il mondo entra in gioco nuovamente Massimo che, con l’aiuto
dei suoi drughi, seda e rapisce la donna. E qui, sinceramente, la mia faccia è
divenuta ritratto per il miglior meme di tutto il web, ma son dettagli no?
Laura si risveglia in
un letto sconosciuto e, non sapendo dove ella sia, inizia a cercare una pseudo
via di fuga, ma è stata resa debole dal sedativo che le hanno somministrato.
Ancora una volta, io mi chiedo chi possa trovare attraente il fatto che questo
vi abbia drogate e portate nella sua stanza. Okay, non ha fatto niente, lungi
da noi pensare il contrario, del resto il film deve andare in questo modo, ma…
andiamo!
Lei a questo punto
inizia a tirare fuori le “unghie” e davanti la vista di Massimo inizia a
chiedere per circa 15 minuti, ininterrottamente, che cosa lui voglia e perché
l’abbia portata in casa sua. Lui, impassibile come solo i veri maschi alpha sanno
fare, le risponde con una domanda retorica. *inserire manata sulla front per
facepalm epico*
Successivamente lui si
apre nella più profonda confessione dall’aura romantica che questo film possiede,
raccontandole quanto la sua vita sia cambiata cinque anni prima, quando
spararono a suo padre, e come lei gli fosse apparsa in sogno come la Madonna ai
3 pastorelli.
E da qui ha il via
il crescendo di emozioni che potete tutti immaginare come andrà a finire. Lui
le dà 365 giorni affinché lei si possa innamorare di lui, manco nelle peggiori commedie
romantiche nella quale erano concessi al massimo una decina di giorni. Lui non
vuole toccarla senza il suo permesso, non vuole approfittare di lei, anche perché
diciamocelo poteva farlo quando era sedata, no?
“Per questo ti do
la possibilità di innamorarti di me!” (Che
culo! Mi verrebbe da aggiungere!).
Vorrei sapere chi
pensa che sia davvero una fortuna il fatto che questo arrivi, rapisca la donna
dei suoi sogni e le dà la possibilità di innamorarsi di lui in barba a tutto
quello che si è dovuta praticamente lasciare alle spalle.
Presa, sbattuta
contro una poltrona, con lui che la sovra e poggia amorevolmente una
mano sul suo seno: “non farò niente senza il tuo permesso, aspetterò finchè
non mi vorrai. Mi desidererai e verrai da me, non ti legherò, ma non
provocarmi, non so essere gentile. Non sono abituato a sopportare la
disobbedienza!”
Io in questo istante
vorrei sapere che cosa sia passato nella mente di Marco Vivio mentre doppiava
questo meravigliosamente doppiato personaggio. So che il lavoro è lavoro, ma
davanti a certi testi mi sarei messo davvero a ridere. Ho anche voluto sentire
come Massimo fosse nella sua interpretazione in originale e sinceramente mi ha
fatto sorridere la scelta che hanno adoperato per quanto riguarda l’adattamento.
In lingua originale, ovviamente, le battute sono tutte di Michele Morrone e lui
passa senza grosse difficoltà dall’italiano all’inglese a seconda dei
personaggi o degli attori (credo) con cui sta interagendo. Per intenderci quando
parla con l’attrice che interpreta Laura il tutto è recitato da entrambi in
inglese, quando invece parla con attori italiani e porta in scena azioni in
italiano lui continua a parlare in italiano. Mentre noi abbiamo tutto in un’unica
lingua, come se Laura sapesse perfettamente parlare l’italiano oltre che il polacco.
Comprendo, dunque, la volontà di far doppiare il prodotto da un professionista
come Marco Vivo, però davvero vorrei tanto chiedergli che cosa ha pensato dopo
aver letto una o due linee delle parole di Massimo.
Rendiamoci comunque conto
che siamo praticamente arrivati ai venti minuti di visione e hanno si è no
detto una volta i nomi dei protagonisti.
Questa pellicola è
sbagliata sotto molti punti di vista, e rischia di far passare un messaggio
davvero errato. Christian Grey voleva Anastasia, ma in ogni caso aveva il suo
consenso; lei ha firmato un contratto, lo ha visto e rivisto e a lei stava bene,
quindi invece tutto questo non c’è. Quindi rendiamoci davvero conto di cosa riesce
a far passare perché si rischia davvero di romanticizzare la violenza. “Vorrei
che tu mi insegnassi ad essere gentile, con te” e qui mi si è gelato il sangue
perché mi sembrava di star guardando una qualche versione de la Bella e la Bestia
però versione “per bimbi cresciuti”. Lui è un uomo che non deve chiedere, alla
quale non viene mai detto di no, però rapisce lei solo perché la donna dei suoi
sogni e praticamente non vuol far altro che chiuderla all’interno di una gabbia.
È la sua bambolina. Lui di lei può far quel che vuole, il fatto che debba
essere lei a cedere è solo un capriccio, perché a conti fatti lei per 365
giorni è costretta alla sua presenza.
La descrizione che Laura
fa di lui ad un certo punto del film, ovviamente si è già perdutamente innamorata
di lui e si è fatta rivoltare come un calzino, è davvero aberrante:“Immagina
un forte maschio alpha che sa sempre quello che vuole. Uno che bada a te, che
ti difende. Quando sei con lui ti senti una ragazzina. Realizza tutte le tue
fantasia sessuali e in più è alto un metro e novanta, non ha un filo di grasso
sul corpo ed è stato modellato da Dio.” L’unica che parrebbe avere un minimo
di buon senso è la migliore amica di lei, infatti l’unico discorso con un
minimo di sale in zucca viene fatto quando se ne stanno ubriache in Polonia.
Quando ha il computer
e cellulare alla mano non prova neanche a chiamare aiuto. Assolutamente no,
anzi si alza il giorno dopo e si fa la doccia così da potersi lavare da dosso
l’idea che per un solo istante potrebbe essere libera. Si fa poi mettere le
mani addosso fingendo di avere una sorta di controllo che, però, evidentemente
non possiede. È evidente che ad un certo punto la situazione la diverta e ciò dovrebbe
spingere a riflettere perché nessuno dovrebbe sottostare alle premesse con cui
nasce questa sorta di relazione. È un rapporto malato quello che si viene a creare
tra i due, basato quasi totalmente sul sesso anche perché noi sappiamo che lui
fa il gangster, ma invece lei che fa? Perché se ne può stare a tempo indeterminato
zitta e buona sullo yacht?
Sorvoliamo poi sull’aspetto
dei cliché o degli stereotipi perché non basterebbero le pagine infinte che il
web mette a disposizione per potervene parlare!

Tirando le somme di
questo riassunto-sfogo, concludo dicendo che questo è il peggior film Netflix
realizzato finora. Non riesco concretamente a trovarne una parte positiva e
spero, per chi ha speso i soldi per la trilogia cartacea, che almeno quella sia
migliore di quanto non sia questo film.
Volgare, inutilmente
esplicito, con personaggi che hanno lo stesso spessore di un foglio A4 dalla
grammatura tiratissima, senza contare i dialoghi agghiaccianti tra i due e la
totale assenza di trama.
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