Pochi giorni prima dall'uscita in sala del nuovo Thriller/Horror, la sua campagna pubblicitaria fu bloccata dalla politica suoi contenuti da parte di Youtube. Troppa violenta o immagini particolarmente cruente, sembravano reclamare l'anima dello spettatore affinché si recasse all'interno della sala per cercare di far sbancare al botteghino quello che sembrerebbe essere l'ennesimo "più terrificante". A parer mio, fa più paura il trailer che pellicola in sé (cosa che oggi accade un po' troppe volte).
Diretto da Sean Byrne, il film sembra voler ripercorrere le fila dei suoi predecessori che hanno come protagonista la "possessione" che sia della casa o del singolo individuo, ma in realtà ciò resta qualcosa di secondo piano facendo prevalere la classica idea che i demoni servitori del male sono gli uomini stessi seguendo le loro stesse pulsioni.
Del resto, sullo schermo si alternano due figure principali: chi sente il sussurro del diavolo - Ray Smilie, interpretato da Pruitt Taylor Vince, psicopatico che ha assassinato i suoi genitori ex proprietari della casa nella quale si svolge la storia - e chi, fin dal primo momento, - Jesse Hellman, interpretato da Ethan Embry - vi fa pensare alla più stereotipata versione del Messia (se questo nel 2017 diventasse carne, ossa e tatuaggi).
In una fusione di Metal e omicidi, di alternano quelli che a prima vista potrebbero sembrare essere i più classici degli stereotipi. La musica, la fa da padrone, in un intenso montaggio sonoro vediamo, in realtà, che è stata magistralmente usata come mezzo per la salvezza e veicolo di pace. Mi spiego meglio: siamo abituati ad assiste all'archetipo che vede l'heavy associato alla figura maligna, qui viene capovolto ciò. Si ascolta la musica per non sentire il sussurro della perdizione.
Del resto, sullo schermo si alternano due figure principali: chi sente il sussurro del diavolo - Ray Smilie, interpretato da Pruitt Taylor Vince, psicopatico che ha assassinato i suoi genitori ex proprietari della casa nella quale si svolge la storia - e chi, fin dal primo momento, - Jesse Hellman, interpretato da Ethan Embry - vi fa pensare alla più stereotipata versione del Messia (se questo nel 2017 diventasse carne, ossa e tatuaggi).
In una fusione di Metal e omicidi, di alternano quelli che a prima vista potrebbero sembrare essere i più classici degli stereotipi. La musica, la fa da padrone, in un intenso montaggio sonoro vediamo, in realtà, che è stata magistralmente usata come mezzo per la salvezza e veicolo di pace. Mi spiego meglio: siamo abituati ad assiste all'archetipo che vede l'heavy associato alla figura maligna, qui viene capovolto ciò. Si ascolta la musica per non sentire il sussurro della perdizione.
L'angoscia è la seconda protagonista del film, incarnata dall'arte di Jesse. Egli sembra quasi l'avviso di quello che succede o quello che sta per succedere, avverte il male, lo sente dentro di se, ma non ne resta affascinato. Lo spettatore lo guarda aspettandosi la sua fine da un momento all'altro, fino a quando non si presta sul serio attenzione alle sue battute e al suo modo di agire. Non vi è egoismo in lui, per questo fosse è la miglior contrapposizione alla forza del male.
L'ho trovato abbastanza scontato, la fine è prevedibile se, come già detto, si sta attenti agli indizi lasciati lungo il percorso della pellicola. Nessun colpo di scena capace di far saltare lo spettatore sulla poltrona, ma un ottimo montaggio. Se, infatti, in questo film non si apprezza l'orrore, si riesce ad essere visivamente soddisfatti. Il montaggio è frenetico in certi punti, la musica è assordante; appare, quindi, evidente che si è cercato di far sentire chi guarda immerso nelle stesse sensazioni dei protagonisti.
Voto: 5/10
Considerato che è classificato come Horror, mi aspettavo più colpi di scena e più pelle d'oca.
Regia: Sean Byrne
Colonna Sonora: Mads Heldtberg, Michael Yezerski
Intepreti: Ethan Embry, Shiri Appleby, Kiara Glasco, Pruitt Taylor Vince
Durata: 79 minuti
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