#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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sabato 31 ottobre 2020

#Lapiziaween: Kadaver - Recensione

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Siamo giunti al 4° appuntamento per la settimana pre-halloween. Come avete potuto leggere dal titolo oggi parleremo di Kadaver, un film recentemente arrivato sulla piattaforma di Netflix; il primo proveniente dalla figliare Norvegese. In un mondo post-apocalittico, in cui non si sa bene come, quando o cosa, la popolazione è ridotta alla fame e all’osso. 
Una famiglia: Jacob, Leonora e la bambina Alice; sono costretti a cercare riparo e cibo per poter cercare di sopravvivere alla miseria che si diffonde per le strade del loro indefinito paese. Non è molto importante, l’incipit è fine a se stesso all’interno di questo film, perché è immediatamente evidente quanto il movente della trama sia il bisogno di nutrirsi. 
Il tutto, però, inizia davvero nel momento in cui la famiglia viene attirata da un’offerta che non sarebbero stati in grado di rifiutare. Infatti, un vecchio, vende loro dei biglietti per uno spettacolo teatrale; in cambio della loro partecipazione, comunque, gli viene offerto anche un pasto gratis. La famiglia, così, arriva in questo lussuoso hotel e, dopo aver mangiato i loro piatti, lo spettacolo ha inizio. 

Parto subito con il sottolineare che il grande problema che questa pellicola possiede è costituito dall’evidenza dei fatti. È tutto fin troppo manifesto. Motivo per cui vi sconsiglio di guardare il trailer o di osservare la locandina promozionale, perchè è davvero facilmente intuibile ciò che verrà portato in scena. Qualora voi non abbiate già visto questo film, sappiate che nonostante la palese evoluzione dei fatti, da questo momento in poi inizierò a parlare più nel dettaglio di questa pellicola. Quindi, allerta spoiler, se invece siete degli insensibili continuate pure questo video. 

L’imbonitore della serata accoglie il suo pubblico e noi con due semplici domande: Che cosa ci rende umani? Che cosa ci distingue dagli animali? 

E la risposta è il data dal fatto che l’umo abbia bisogno di sentire e di sentirsi coinvolto. Tassello fondamentale perché è questo coinvolgimento che spinge il pubblico a seguire questo o quell’attore mentre la recita prende vita nelle varie arie dell’hotel. Gli spettatori in platea, infatti, da dopo la cena, vengono indottrinati dall’unico elemento che non possiede lo spettatore del film: la sospensione della credulità. 

Mi spiego meglio. Come già detto il grande difetto è la manifestazione del tutto, perché nonostante la storia venga quasi propinata come un immenso spettacolo teatrale, per chi sta guardando il film è praticamente palese che ciò non è altro che una trappola. Lo spettacolo, così come l’hotel, non è altro che un’immensa macelleria nella quale la pietanza è una soltanto, ed è intuibile nel momento esatto in cui metterete play al film. 
Non vi è neanche la necessità di sottolineare alcuni aspetti sulla caratterizzazione dei personaggi per comprendere dove si voglia andare a parare. Ad esempio, Lenora, prima dell’apocalisse, era un’attrice e ciò viene sottolineato così tante volte da far comprendere immediatamente come questa possa essere sia la scusa per cadere nell’inganno, sia anche lo strumento per la risoluzione finale. 
E se, da una parte, gli spettatori interni al film sono spinti dal loro anfitrione a dimenticare il mondo esterno; lo spettatore del film non si dimentica il proprio perché non riesce ad entrare effettivamente in contatto con i personaggi. 

Questo film mi aveva incuriosita, lo ammetto, ma ammetto anche di aver compreso dal trailer che si stesse parlando di cannibalismo. Quindi volevo anche comprendere il modo con cui ciò poteva esser stato trattato. Ammetto anche di non esserne stata estremamente delusa, ma è uno di quei film del palinsesto di Netflix che una volta visto non rivedrei. 

Kadaver, comunque, come ho precedentemente sottolineato, è un film norvegese e ciò lo si vede immediatamente. Il cinema del nord Europa, molto spesso, è caratterizzato da una fotografia tendente ai toni freddi con la predominanza del blu. I colori, infatti, giocano anche un ruolo importante all’interno della composizione del film. Il blu domina la tristezza, la povertà, la miseria in un mondo post-apocalittico, mentre l’oro e il giallo predomina in quella che all’apparenza potrebbe sembrare ricchezza. Uno specchietto per le allodole, come capiremo. È, dunque, ovvio che la proposta del piatto caldo non sia altro che un inganno per poter cacciare, come bestiame, quei poveri malcapitati. 

Tutto è parte dello spettacolo, TUTTO. Tutto l’hotel è il palcoscenico (dimenticare il mondo esterno), inseguire ciò che rende gli spettatori curiosi. Potrebbe essere inconcepibile comprendere perché Kadaver faccia questa scelta tanto suicida. In verità, una motivazione plausibile è legata al discorso che Herdal fa pronunciare a Mathias Vinterberg, anfitrione della cena e ideatore del macabro piano. Nutrirsi sarà anche il bisogno primario che motiva le scelte dei sopravvissuti, ma a renderli umani è il desiderio di sentire. Provare emozioni. Appassionarsi a storie. Assistere a spettacoli. Il teatro cessa, quindi, di essere uno svago da vivere quando tutto va bene. Al contrario, si erge a necessità quasi irrinunciabile. Come se il potere del racconto e il fascino della messa in scena siano il nettare irresistibile che attira le api verso i fiori. Anche se poi quei fiori sono di piante carnivore. 

Si può, in ogni caso, vedere una sorta di parallelismo in tutto ciò, soprattutto per il modo con cui Lenora diviene la chiave per il disvelamento. Gli spettatori rispecchiano un po’ quelle teorie sulla cultura di massa che gli studiosi della comunicazione avevano accentuato agli inizia dello studio di tale materia. La massa cieca che viene inglobata e sedotta dalla rappresentazione che non crede più a nulla, perché intortata da una bella maschera. Quasi come oggi in molti vengono affascinati da una fake news. Non si segue più la verità, ma solo ciò che è più emotivamente pregnante. Lenora diviene portatrice di verità giocando alla stessa recita per poter cercare di riavere la propria figlia. Disvela la finzione piegandola con la verità e con la recitazione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ed ecco il film https://streamingcommunity.onl/ che una persona ha