
Uno dei film più attesi di quest’anno, nel pubblico delle giovanissime, è ambientato in una città della campagna londinese. Esso ci regala una coloratissima e ventiseienne Luisa Clark che dopo aver perso il proprio lavoro da cameriera, per necessità economica, accetta un lavoro come badante di Will Traynor, giovane, ricco e affascinante, tetraplegico in seguito a un tragico incidente che gli ha reso la vita un inferno di farmaci e dolori; con il suo atteggiamento aggressivo Will, che non si rassegna alla disgrazia, tiene tutti a distanza, ma Lou, non lasciandosi scoraggiare, tenta di eseguire il suo lavoro al meglio delle sue capacità. In breve tempo i due diventano esattamente ciò di cui l’altro ha bisogno, ma Lou deve fare i conti con la decisione di Will di togliersi la vita in una clinica svizzera dove si pratica il suicidio assistito.
Grazie alla recitazione di Emilia Clarke – Lou – e di Sam Claflin – Will – insieme a tutto il resto del cast, i personaggi si muovono in scena con estrema maestria, ma ci appaiono troppo schematici e stilizzati per essere reali.
Forse sono le musiche, che unite alle meravigliose espressioni facciali dei due attori protagonisti, riescono a coinvolgere il pubblico nella storia d’amore. La scelta del romanticismo di Ed Sheeran, così come degli altri ritmi scelti, colpiscono direttamente al cuore del pubblico, ma per quanta tristezza possa suscitare il termine della narrazione, essa sembra essere penalizzata da una profonda superficialità che, usata nella stesura della sceneggiatura, sembra non affrontare fino infondo la tematiche principali sulla quale ruota la trama.
Forse sono le musiche, che unite alle meravigliose espressioni facciali dei due attori protagonisti, riescono a coinvolgere il pubblico nella storia d’amore. La scelta del romanticismo di Ed Sheeran, così come degli altri ritmi scelti, colpiscono direttamente al cuore del pubblico, ma per quanta tristezza possa suscitare il termine della narrazione, essa sembra essere penalizzata da una profonda superficialità che, usata nella stesura della sceneggiatura, sembra non affrontare fino infondo la tematiche principali sulla quale ruota la trama.

"Vi posso dire on precisione il giorno esatto in cui ho smesso di essere coraggiosa. È stato quasi sette anni fa, nelle ultime pigre e opprimenti giornate di luglio, quando le stradine intorno al castello erano gremite di turisti e l'aria risuonava dei loro passi vagabondi e dei richiami degli immancabili furgoncini dei gelati schierati in cima alla collina...Non ci viene spiegato nulla del mondo passato che caratterizza i due protagonisti, come non è comprensibile fin in fondo il rapporto che Lou ha con Patrick o il perché ella si vesta in un modo così variopinto; non ci viene neanche mostrato a pieno il disagio che Will vive sulla sua stessa pelle, lo stesso che lo ha portato a tentare il suicidio in passato e quello che lo spingerà a fare la promessa dei sei mesi ai genitori. La scena del labirinto, ad esempio, del castello che esplorano i due è una delle “chiave di volta” della loro relazione, essenziale anche nella complessa rete emotiva che caratterizza la protagonista femminile. Da quel ricordo, comprendiamo il motivo per cui la scelta dei suoi look riguardi capi così colorati e così sessualmente non attraenti. La scelta di cancellare una scena di questo calibro è stata recriminata alla scrittrice, che si è giustificata con il fatto che l’orrore in essa non è stato pienamente raccontato da Louisa, diventato, per tanto, impossibile da replicare in modo veloce nella narrazione filmica.
[...]
Avevo capito chi ero, e quella persona era ben diversa dalla sciocca ragazzina che si ubriacava con degli sconosciuti. Era una persona che non indossava nulla che potesse essere interpretato come provocante."

"Due ore dopo uscimmo dal laboratorio. Ero più leggera di ottanta sterline e avevo una medicazione sul fianco, dove l'inchiostro si stava ancora asciugando. Date le dimensioni relativamente piccole, aveva detto il tatuatore, il tatuaggio poteva essere inciso e colorato in una sola seduta, quindi eccomi. Finito. Tatuata. O, come avrebbe certamente detto Patrick, deturpata per la vita..."Il punto di vista della famiglia Traynor, chi essi siano, che cosa facciano, il fatto che le difficili condizioni psico-fisiche di Will abbiano cambiato completamente il loro assetto e la loro tranquillità, vengono pressoché eliminate. La prospettiva della madre, che nel libro ha un intero capitolo proprio prima di arrivare al termine della storia, ci fa comprendere come sia per una madre vedere il proprio bambino crescere, diventare uno degli squali della grande città, essere orgogliosa di lui, ma vedere il suo futuro vanificarsi davanti a un incidente. Il dolore che si possa provare nel dover accettare ogni sua più piccola scelta, fino ad arrivare alla fine, tutto saltato per mettere in luce la semplice e scialba storia d’amore. Quello che la madre prova viene affiancato dai sentimenti delle sorella figlia Georgina Traynor (personaggio non inserito su pellicola), sarà lei infatti, a confessare le scelte del fratello, ma al contrario della composta Sig. Traynor, lei esprime tutto il suo dolore urlando e sbraitando contro il mondo.



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