#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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giovedì 10 agosto 2017

April's Daughter - Quando il pubblico si unisce

Ogni tanto, con semplicità, ci sono alcune pellicole capaci di unire il parere del pubblico alla quale vengono fatte visionare. Facendo diventare tremendamente facile l'odiare quel determinato personaggio perchè riesce a fare, puntualmente, la cosa sbagliata. 



La trama è molto semplice. Una madre assente, che dopo aver saputo che la figlia minore a soli 17 anni è rimasta incita, decide di piombare nuovamente nella vita delle due figlie. Se in un primo momento, sembra che essa voglia appoggiare la nascita del nipote, nella seconda parte del film si riescono ad intuire le motivazioni che avevano spinto questa donna lontana da chi aveva messo al mondo.
Il titolo originale di questo film è Las Hijas de Abril, con protagonista una bravissima Emma Suàrez capace di catturare completamente l'attenzione degli spettatori sulla psicologia del personaggio e sulla sua incapacità di scelta, tanto da far sembrare Abril controllata da una sorta di grillo parlante al contrario. Sembra di avere davanti il classico esempio della fuga dalle responsabilità; ma, probabilmente affetta da qualche patologia mentale, il suo comportamento oscilla tra due estremi: se in un primo momento sembra fare la cosa giusta, subito dopo fa tutto sbagliato. Capace, realmente, di riversare le paure che da giovane lei stessa a vissuto addosso a Valeria, costretta ad affrontare lo stesso ostacolo provato da lei quando rimase incinta di Clara. Facendo, così, diventare decisamente meno importante il fatto che la figlia minorenne sia incinta in confronto al leggero sovrappeso e alla trascuratezza fisica della figlia maggiore.
Con la caratterizzazione di ogni singolo soggetto, Michel Franco riesce a delineare la fragilità della psiche umana e il modo con cui le azioni di una madre siano in grado di modificare il rapporto con le figlie e di riflesso le loro scelte, sia che esse siano coordinate al comportamento materno, sia che esse siano profondamente distanti.
I personaggi sono sostanzialmente 4: Abril, Valeria (la figlia 17enne), Clara (la figlia maggiore) e Mateo (il fidanzato di Valeria). Ma il regista diventa dannatamente bravo a puntare particolarmente l'attenzione su un'azione piuttosto che su un'altra per far comprendere, a chi sta guardando, la considerazione generale che i personaggi hanno sulle stesse azioni. Ad esempio Clara, ignorata dalla madre, messa da parte dalla sorella, viene inquadrata pochissime volte o lasciata in controcampo come se facesse parte semplicemente dell'arredamento. Allo stesso modo, non si sa più del necessario sulla vita di Mateo, perchè se ne possa "apprezzare" a pieno la sua completa passività nell'affrontare gli eventi. Proprio sulla figura di Mateo i giurati hanno inveito, commentando le scelte da egli compiute. Valeria, infine, mostra in che modo l'istinto materno possa cambiare in positivo una donna, mostra la rivincita e la diversità di scelta nonostante l'esempio con cui si è cresciuti.

Un film che ti resta dentro, anche se dopo tempo non si sa decidere se positivamente o negativamente. Una pellicola che rivedrei volentieri per poterne giudicare aspetti differenti, non notati con la prima visione.
Un film che consiglio di vedere. 

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