Personaggi del mondo dello spettacolo, dalla folta carriera, si sono raccontati ai Giudici del Giffoni Experience per poter spiegare la loro esperienza nel mondo del doppiaggio. Arisa, conosciuta per le sue doti canore dai tempi di Sincerità; Max Giusti, grandioso presentatore che fa sognare grandi e piccini attraverso radio e tv; e infine Paolo Ruffini, attore toscanaccio che ha portato la sua verve sul palco.
D: La tua carriera è davvero molto ricca, come è stato
per te doppiare? Cosa ti ha dato e cosa porterai come bagaglio?
Arisa: Fare doppiaggio è una delle arti più complete e belle
che ci possano essere e sono felice di aver fatto questa esperienza e,
nonostante sia una cantante, mi ha arricchita tanto da farmi scoprire nuove
sfumature della mia voce, che poi ho utilizzato anche nel mio canto.
D: Abbiamo visto che Gru ha avuto diverse evoluzioni,
in questo capitolo vediamo che conosce il suo fratello gemello. Quindi cosa
dobbiamo aspettarci da questo nuovo capitolo?
Max: Diciamo che la prima evoluzione di Gru sono state le bambine,
lui era cattivissimo e poi abbiamo scopetto che Edith, Agnes e Margot hanno
portato un po’ d’amore nella sua vita; dopo è arrivata anche Lucy e ha trovato
quindi l’anima gemelle; adesso è arrivato suo fratello, portando con se un
nuovo sentimento. Ma io vedo, in Cattivissimo me 3, non un rifacimento, ma un
evoluzione enorme di una cosa bellissima. Il tre è il più bello di tutti e io
pensavo che dopo aver visto il secondo questo poteva diventare un operazione
puramente commerciale, invece ci sono delle linee di racconto veramente belle.
E spero che la penserete così anche al termine della proiezione.
D: Con i ruoli di attrice e di cantante si riesce di
più a far trasparire la propria personalità. Volevo chiedere, con il doppiaggio
sei riuscita a farlo?
Arisa: Devo dire che sono stata molto fortunata, perché Lucy
è una donna molto trasparente, spontanea, risoluta in certi momenti e, in
realtà, abbiamo delle caratteristiche in comune. Quindi, si, per questo motivo,
è stato facile accostarmi a questa interpretazione.
D: Come si fa a dare la giusta espressività senza
poter, effettivamente, usare la vostra fisicità?
Paolo: Fare doppiaggio è un doppio lavoro, qualcosa di molto
complesso, e la mia risposta è che non lo so.
Max: Guarda è tutta tecnica, basta pensarle le cose, basta
viverle. Noi facciamo un lavoro di intenzioni, poi si vanno a declinare
semplicemente in maniera diversa. Quando sei su un palco, come attore, per
farmi vedere, faccio delle facce molto marcate; quando giro un film, e al posto
del pubblico hai una macchina da presa addosso, basta solo pensarla perché è
impercettibile quello che muovi e viene comunque catturato; quando fai il
doppiaggio devi viver ancor di più quelle emozioni la per poi unirle alla
tecnica.
Arisa: E poi comunque ci fanno muovere in sala di
doppiaggio. Nel senso che ci fanno fare davvero dei movimenti per emulare al
meglio quello che succede in scena.
Max: Si… si ripetono anche alcuni movimenti.
D: (Io ho seguito qualche puntata di Super Max, dove già
interpreti vari personaggi con la tua voce) Volevo sapere il rapporto tra fare
questi personaggi alla radio e fare un film come “Cattivissimo me”.
Marx: Posso rispondere? Ma a volte quando divento un altro
personaggio, che ne so… magari un cantante molto famoso – imitando Ligabue –
che ha fatto delle canzoni molto famose, per me già diventa una cosa. Se passò
da Ligabue a Vasco Rossi – imita anche la voce di Vasco –
– Risate dal pubblico –
No guarda, in realtà, io ho una fortuna nel saper cambiare
le voci o usare i dialetti e quindi riesco a farlo… ma in Cattivissimo Me, io
ho molta ansia perché il 24 uscirà al cinema una cosa che tutti gli attori
sognano di fare: interpretare due personaggi nello stesso film che devono
essere tangenti in alcuni punti, ma diversissimi in altri. Io ho dovuto fare
una fatica enorme e spero che possa piacervi.
D: Il doppiaggio è una parte molto importante nel cinema in
Italia, ma è anche una delle cose più criticate; infatti ci si lamenta spesso
che le voci sono a volte molto diverse dalle originali oppure che non sono in
grado di dare la giusta emotività. Io vorrei chiedervi, c’è stata una sorta di
responsabilità nel doppiare questi personaggi? Avete cerato di mantenere le
voci più simili alle originali o avete deciso di intraprendere un'altra strada
e quindi di dare ai personaggi italiani una voce nuova?
Arisa: Guarda, in realtà un po’ e un po’. Dove si è potuto
fare abbiamo cercato di mantenerci più fedeli all’originale, dove l’espressione
originale era veramente specifica americana era impossibile da riprodurre in
italiano… sarebbe risultato poco comprensibile. Abbiamo i direttori del
doppiaggio che ci aiutano a rendere tutto molto più potabile.
Marx: Vi spiego una storia. Quando è uscito Cattivissimo Me,
la prima volta, la voce di Steve Carell ha un accento spiccato dell’est e
diventava difficile, a quel punto riproporlo in Italia. Allora abbiamo cercato
di evitare delle critiche facili perché sarebbe stata letta come: cattivissimo
me con la voce di un immigrato dell’est non avrebbe aiutato l’integrazione.
Quindi la voce di Gru l’abbiamo inventata noi ed è unica.
Paolo: Io sono molto contento di fare doppiaggio, soprattutto
in questo caso perché non mi sento di doppiare semplicemente un mito, ma un
sogno. Doppi dei miti quindi è una cosa importante, e io non ho una foce così
duttile come Max… io posos fare Chewbacca.
D: Paolo, non è la tua prima esperienza nel doppiaggio perché
avevi doppiato il Lucignolo nel Pinocchio di Enzo D’Alò. Volevo chiederti quale
è la differenza di tecnica nella caratterizzazione del personaggio quando si va
a doppiare un personaggio che ha una caratterizzazione proveniente da un altro
paese, rispetto a un personaggio la cui animazione viene modellata in base alla
voce registrata prima?
Paolo: La domanda è davvero molto complessa e ti ringrazio
per aver citato un film di aniamazione di casa nostra. Fondamentalmente in un
lavoro delicato come il doppiaggio, credo anche di parlare a nome dei miei
colleghi, ci mettiamo nelle mani di un direttore del doppiaggio che è
bravissimo e perfetto. Quindi è una persona che ha molta più esperienza di noi,
le mie sono state tutte molto diverse. Funziona che ad un certo punto, secondo
me, se tu fai il doppiaggio devi essere poco narcisista, non puoi essere tanto
vanitoso. Perché, comunque, rispetto agli attori che comunque lavorano molto
con lo specchio, con l’essenza, con il loro aspetto, io non devo far caso se
sono spettinato, devo lavorare con la voce. Quindi devo fare tre passi indietro
per il bene del personaggio e ogni personaggio cambia.
D: Voi venite da diversi settori dello spettacolo,
completamente diversi dal mondo del doppiaggio. Che difficoltà avete provato? Che
cosa vi è stato più facile fare?
Max: Io non potrei fare il doppiatore a vita, non ce la
faccio, non riesco a stare fermo… lo vede anche mentre parlo. Fare solamente il
doppiatore, non sarebbe sufficiente per me; però, come diceva Arisa, ti
permette di conoscere e di riappropriarti completamente di tutte le sfumature
della tua voce. Usando di più la testa, il diaframma e quindi impostando la
voce in modo da riorganizzare tutte le caratteristiche fonetiche che hai.
Arisa: Le discipline artistiche sono tutte molto
interessanti, ovviamente quelle che ho conosciuto nella mia di vita. Questa in
particolare è diversa. Adesso ci ho fatto un po’ l’abitudine perché in passato
ho fatto diverse partecipazioni… è comunque sempre un viaggio dentro se stessi,
si cerca sempre di dire cosa intelligenti, di base io non ne ho mai. Però a
parole mie, è davvero super fare il doppiaggio e Lucy è un personaggio
assolutamente delizioso.
D: Paolo sei un attore molto versatile e volevo sapere se c’era
un ambito in particolare nella quale ti sei trovato più a tuo agio o che ti
piaccia di più rispetto agli altri?
Paolo: È un po’ difficile perché il cinema è il sogno, la
televisione ti tiene compagnia però al teatro hai la possibilità di interagire
con il pubblico.
D: L’Italia è uno dei pochi paesi in cui esiste il
doppiaggio, secondo te, operare questa tecnica è giusto oppure è sbagliato?
Arisa: È giusto perché comunque chi vuole vedere il film in
lingua originale può sempre cercarlo e visionarlo come più preferisce. Bisogna
pensare sempre allo stato a cui ci si riferisce. A me, per esempio, piacerebbe
poter cantare nel mondo in italiano, perché vorrei che tutti gli altri si
prendessero la briga di tradurre i testi, come facciamo noi. Però è troppo
complicata questa cosa, ma sarebbe interessante.
Paolo: Mia nonna l’inglese non lo sa, non credo che sia un
crimine, ma ha comunque il diritto di poter visionare il film come chiunque
altro. Chi vuole lo può cercare in lingua originale, mentre gli altri lo
guardano nella propria lingua.
D: Il tema di quest’anno è “into the magic” e, Paolo, volevo
chiederti quale è stata la vera magia di aver doppiato questo film e la magia
nel vostro lavoro.
Paolo: Una domanda difficilissima. La magia di aver doppiato
questo film è quella di aver doppiato un mito. Il cinema è tutto magico perché se
ci pensi bene quando tu piangi o ridi per qualcosa che accade qui – indica lo schermo
alle sue spalle – è come se tu fossi un po’ sciocca, perché piangi o ridi
difronte a una cosa che non esiste davvero però da qualche parte è esistita, e questa
è un po’ una magia. Ragazzi quando i cinema sono nati stavano vicino ai luna
park, come quelli in 3D o in 4D adesso. Il cinema è nato per una cosa
essenzialmente: divertire e intrattenere. Dopo è diventata una forma d’arte che
aveva una forte e importante comunicazione. Ci sono tante cose al mondo che ci
dividono, ma almeno mettiamoci d’accordo su una cosa che ci possa unire che è
il cinema e la sua magia.
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