In sala dal giorno di San Valentino, in competizione diretta con "Cinquanta sfumature di Rosso", Black Panther è il nuovo gradino che ci porta sempre più vicini all'uscita cinematografica di Infinity War (previsto per il 24 aprile di quest'anno).
Come ci si aspetta da ogni film Marvel, anche in questo caso, ci troviamo davanti a una pellicola ben confezionata capace di colpire il suo pubblico sotto molteplici punti di vista. Scenografia, sceneggiatura, cast, effetti speciali, tutto ben curato per poter risultare gradevole nonostante la storia possa anche non convincere (come successo con Thor Ragnarok).
Il nuovo supereroe, presentatoci durante la Civil War, viene inserito all'interno del proprio contesto di origine, mostrando, in modo suggestivo, quelle atmosfere tipiche della cultura africana. Interessante, infatti, è analizzare proprio l'ottica culturale e il modo con cui essa influenza l'intera azione del film; sarà infatti la ristrettezza conservatrice del paese il motore centrare dentro la quale i personaggi prendono le proprie scelte. Le idee, che porteranno ad una vera e propria rivoluzione, troveranno i loro esponenti nei due cugini che si contenderanno il trono lasciato scoperto dal re, defunto nelle scene del precedente film Marvel.
Lo stupore nasce nel momento in cui ci si rende conto di quanto lo sviluppo tecnologico sia perfettamente integrato con la tradizione. Lotte di potere, legge della giungla e del più forte, che vengono messe da parte davanti a quello sviluppo portato avanti dalla scoperta del "vibranio". Canti e balli che mostrano la chiusura della preservazione, in uno scambio generazionale che cercherà di portare una profonda rivoluzione.
Apertura e chiusura sono concetti che vengono ribaditi anche durante il resto della pellicola: l'aiuto necessario per poter risolvere determinate fasi di stallo sarà proprio estero. Sarà infatti l'agente Ross (interpretato da Martin Freeman) a dare un massiccio aiuto per poter risolvere il conflitto, dimostrando come l'apertura non è così negativa come in passato si era pensato.
Fotografie e montaggio sonoro permettono allo spettatore di godere sensorialmente di quelle atmosfere tipiche di ciò che visivamente viene mostrato nei documentari sul Sud-Africa. Come detto in precedenza, infatti, il tutto risulta maledettamente perfetto per poter incatenare lo spettatore alla sedia. Le atmosfere, giuste, ricordano quelle evocate nel re leone, seppur in modo più adulto.
La scelta del cast non poteva essere più giusta, ogni singolo personaggio viene vestito alla perfezione dagli attori che lo portano in scena. Lupita Nyong'o con la sua bellezza colpisce con i principi umanitari di Nakia. Meravigliosa è Angela Bassett (già nota anche per i suoi molteplici ruoli in American Horror Story) che interpreta una madre e una fiera regina, una meravigliosa pantera capace di aiutare i figli a compiere le loro scelte.
Ed è inoltre inutile sottolineare quando sia straordinario Andy Serkis nel ruolo del cattivo. Le sue espressioni, il suo sguardo, nonostante l'assenza della maschera che la CGI gli ha fornite in tantissime altre pellicole, sono magistrali per la creazione di quell'incarnazione del male necessaria al motore della narrazione.
Il film risulta gradevole, la comicità è misurata all'interno della tensione per poterla spezzare nei punti giusti. In sostanza non siamo davanti al clima del Ragnarok o di Guardiani della Galassia, ma al contrario abbiamo un blockbuster di tutto rispetto.
Voto: 8/10
Lo stupore nasce nel momento in cui ci si rende conto di quanto lo sviluppo tecnologico sia perfettamente integrato con la tradizione. Lotte di potere, legge della giungla e del più forte, che vengono messe da parte davanti a quello sviluppo portato avanti dalla scoperta del "vibranio". Canti e balli che mostrano la chiusura della preservazione, in uno scambio generazionale che cercherà di portare una profonda rivoluzione.
Apertura e chiusura sono concetti che vengono ribaditi anche durante il resto della pellicola: l'aiuto necessario per poter risolvere determinate fasi di stallo sarà proprio estero. Sarà infatti l'agente Ross (interpretato da Martin Freeman) a dare un massiccio aiuto per poter risolvere il conflitto, dimostrando come l'apertura non è così negativa come in passato si era pensato.
Fotografie e montaggio sonoro permettono allo spettatore di godere sensorialmente di quelle atmosfere tipiche di ciò che visivamente viene mostrato nei documentari sul Sud-Africa. Come detto in precedenza, infatti, il tutto risulta maledettamente perfetto per poter incatenare lo spettatore alla sedia. Le atmosfere, giuste, ricordano quelle evocate nel re leone, seppur in modo più adulto.
La scelta del cast non poteva essere più giusta, ogni singolo personaggio viene vestito alla perfezione dagli attori che lo portano in scena. Lupita Nyong'o con la sua bellezza colpisce con i principi umanitari di Nakia. Meravigliosa è Angela Bassett (già nota anche per i suoi molteplici ruoli in American Horror Story) che interpreta una madre e una fiera regina, una meravigliosa pantera capace di aiutare i figli a compiere le loro scelte.
Ed è inoltre inutile sottolineare quando sia straordinario Andy Serkis nel ruolo del cattivo. Le sue espressioni, il suo sguardo, nonostante l'assenza della maschera che la CGI gli ha fornite in tantissime altre pellicole, sono magistrali per la creazione di quell'incarnazione del male necessaria al motore della narrazione.
Il film risulta gradevole, la comicità è misurata all'interno della tensione per poterla spezzare nei punti giusti. In sostanza non siamo davanti al clima del Ragnarok o di Guardiani della Galassia, ma al contrario abbiamo un blockbuster di tutto rispetto.
Voto: 8/10
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