#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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mercoledì 4 aprile 2018

"Ready Player One" - Recensione

Anno 2045, Steven Spielberg catapulta il pubblico in sala in un mondo distopico. OASIS è l'unico "posto" nella quale le relazioni sociali avvengono, l'unico luogo in cui si può essere chiunque si voglia. Un mondo virtuale fatto di upgrade, di personaggi skillati, di azzeramenti degli account; una realtà che viene respirata sulla pelle di chiunque escludendo la vita nel mondo offline. 
In sala dal 28 marzo, "Ready Player One" (tratto dall'omonimo romanzo di Ernest Cline) cattura il pubblico di diverse fasce di età per il clima che permea i sensi dello spettatore. 
(Acquista il romanzo)


Non ci si poteva aspettare nulla di differente dal grande maestro del “cinema delle citazioni”. Lo spettatore, catapultato in un mondo completamente virtuale e videoludico, è costretto ad apprendere un linguaggio specificatamente tecnico per poter seguire correttamente l’andamento delle azioni del film. L’intera pellicola sembra essere pensata per poter essere l’apoteosi del regno dei nerd, un fanboy o una fangirl di qualunque età ha sicuramente avuto modo di cogliere tutti gli eggs nascosti o tutte le citazioni esplicitamente espresse. Lo studio, la ricerca, i dettagli, la conoscenza degli anni ’80, di film, passioni, sono gli elementi essenziali che guidano i protagonisti nella risoluzione finale di ogni singolo enigma a loro posto.



Interessante è scorgere il fil rouge che resta espresso nel sotto-trama: quella dicotomica tra offline e online che può persino allarmare i meno avvezzi alla comprensione di questa materia. Sempre più frequentemente, infatti, non si fa attenzione a come ci si pone online; si cade sempre più frequentemente nei catfish (identità fittizie); ci si nasconde dietro account falsi per poter sfogare le proprie frustrazioni con il rischio di recludere se stessi a una sorta di dipendenza social. L'online, in questa pellicola, sembra essere migliore di quel che offre la vita reale, ma nel corso della storia ci si rende conto di come "la realtà sia importante perché è reale"
Tutto questo viene accentuato da una meravigliosa fotografia che, accompagnata da spettacolari effetti speciali, risulta essere completamente immersiva. La tecnologia che viene mostrata non è tanto lontana da quella che già è possibile usare durante i gaming: l'oculus rift è un chiaro esempio di come la realtà virtuale possa essere tanto tangibile quanto quella che ci circonda. 
Altrettanto stupefacente è la scelta delle musiche e del montaggio sonoro complessivo. Quelle musiche dell'immaginario pop, praticamente eterne, sono in grado di creare un collante tra chi gli anni '80 li ha vissuti e chi ne è semplicemente un erede.
Poche parole sono da spendere sul cast in quanto, nonostante la giovanissima età di alcuni dei protagonisti, non si riesce a trovare una pecca nella loro interpretazione. Sono davvero perfetti e plausibili nei panni dei buoni o dei cattivi, perfetti giocatori o capi. 

Complessivamente è un film davvero godibile, meritate sono le critiche che ha ricevuto. Diviene facile entusiasmarsi davanti una pellicola simile perché è in grado di comunicare un grande messaggio universale. Ancora una volta, infatti, Spilberg si conferma tra quei registi in grado di esprimere coerentemente le esigenze che l'immaginario collettivo (quasi mondiale) possiede. La forza tecnologica trova il suo spazio tecnologico guardando però al passato, perché quello che sarà non è altro che figlio di quel che è stato. 

Andate al cinema e cercate di cogliere tutti gli easter eggs nascosti, tutte le citazioni. Godetevi le evocazioni che esse vi provocheranno e siate appassionati di tutta la cultura esistente su questo pianeta. Leggete, guardate film, giocate ai videogiochi, ma non dimenticate mai di condividere tutto questo con chi è realmente tangibile accanto a voi. 

Voto: 10/10

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