#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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lunedì 1 giugno 2020

#AmazonPrimeVideo: Selah and the Spades - Recensione

Il potere sembra inebriare gli americani ad ogni fascia d’età. Diversi prodotti culturali parlano proprio della fascinazione che il potere esercita soprattutto gli adolescenti. La creazione di se stessi sottopone i singoli individui a pressioni, sia interne che esterne, così come all’ossessivo controllo di ciò che li circonda; ciò lo si vede anche nel film appena sbarcato in casa Amazon Prime Video. Questa è la storia di Selah (Lovie Simone), una ragazza che si muove tra il controllo che la famiglia esercita su di lei e la gestione del potere che detiene all’interno del contesto scolastico. Siamo in Pennsylvania, in una scuola privata nascosta lontana da sguardi indiscreti all’interno della quale il potere è realmente detenuto dagli studenti e non dagli insegnanti. Infatti, suddivisi in veri e propri clan, i ragazzi cercando di soddisfare ogni sorta di piacere o vizio rispettando una sorta di scala gerarchica.

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Ci sono 5 fazioni, ognuna di loro si occupa di un vizio particolare, ma come già detto questa è la storia di Selah. Lei è il capo dei Spades, coloro che si occupano di droghe e alcol, ed è al suo ultimo anno ciò comporta un doveroso passaggio di scettro. Ma scegliere un discendente sembra essere più complesso del previsto, soprattutto se questo passaggio di potere è la cosa meno desiderata tra tutte dalla stessa Selah. 

La ragazza deve sottostare alle pressioni di tutte e l’unico posto in cui sembra avere il controllo è quando si muove in sincronia con le sue compagne cheerleader. Le sue parole, in quel contesto, fanno immediatamente comprendere allo spettatore quanto di più profondo ci sia nella sua psicologia. Per quanto la storia giri intorno a Selah, in realtà, il vero protagonista è il controllo. Controllare la situazione, detenere il potere, sapere come muoversi, cosa insegnare al proprio successore e soprattutto controllare le proprie azioni. Selah, sotto questo punto di vista, si muove tra due differenti poli: controllo e perdita.
Lei è duale e ciò emerge quando prende sotto la sua ala Paloma, una ragazza appena arrivata in istituto che sembra somigliarle più del dovuto. Paloma (Celeste O'Connor), non a caso, infatti, mostra immediatamente la sua capacità adattiva nel territorio; tanto da essere lei stessa a proporre una soluzione ai problemi che si palesano al corpo studentesco. Ciò porterà solo all’inevitabile scontro tra reginette, infatti, senza indugiare oltre su ciò che avviene nel film, la narrazione porterà a un “Eva contro Eva” dai risvolti interessanti.


Questa pellicola rappresenta l’esordio cinematografico di Tayarisha Poe e nasce come un progetto transmediale. Nei piani originali, come ha detto la stessa autrice, la trama del film doveva essere narrata attraverso cortometraggi, musica, fotografie e racconti brevi. Il tutto alla fine si è trasformato in qualcosa di più “tradizionale”. Forse la narrazione filmica sente un po’ di questo tentativo di mescolanza con cui il progetto è nato perché la narrazione è decisamente prolissa. In alcuni punti è quasi difficile mantenere salta l’attenzione alla scena, nonostante comunque la storia si comprenda abbastanza bene e risulti fluida nonostante il momento di perdizione.
Attraverso la caratterizzazione dei personaggi è possibile evincere quanto corruttivo possa essere il potere, ma soprattutto quanta distruttiva sia la pressione. Selah cede ed eccede nelle sue azioni perché non ha altra via di scampo, i suoi genitori hanno deciso la sua strada, ma lei non vuole abbandonare l’unica cosa sulla quale può esercitare il proprio controllo. Quando hai 17 anni, del resto, il mondo intero cerca di buttarti giù, cerca di dirti come vestirti, cosa fare, come comportarti, vuole persino decidere del tuo futuro. E quasi in un grido di aiuto, Selah si rivolge direttamente alla camera, abbattendo la quarta parete, suggerendo quanta verità ci siano tra le sue parole per poterle dedicare direttamente al pubblico. Elemento che spinge a riflettere e che effettivamente conferisce un certo grado di emotività alla narrazione.

Il microcosmo della scuola, così, diviene specchio di quella società di squali che attende i ragazzi una volta usciti dal contesto scolastico. Persino l’università è caratterizzata da una continua lotta di potere, così che i ragazzi oggi possano decidere il loro saldo percorso.

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