Il 12 giugno è
finalmente arrivato e il tanto annunciato film di Disney è approdato sulla piattaforma
di streaming. Artemis Fowl è così arrivato sui piccoli schermi di noi italiani
e, francamente, ringrazio il fatto che non sia approdato al cinema perché almeno
l’ho visto incluso nel mio abbonamento. Premetto di non aver letto i libri di
Eoin Colfer, ma prima di scrivere questa recensione mi sono informata a dovere.
Non credevo davvero possibile che potesse esistere una storia dalla trama così
inconsistente. I libri, in sostanza, da quel che ho capito, sono un modo per poter
cercare di modernizzare la mitologia irlandese, ma non avendoli letti questa
analisi si concentrerà principalmente sulla struttura del film.
Artemis Fowl (Ferdia
Shaw), ragazzino super intelligente, miliardario, di soli 12 anni è costretto
ad entrare in azione per poter cercare di salvare la vita del padre. L’uomo,
interpretato da Colin Farrell, è stato rapito da un’oscura figura femminile – nominata
come Opal – interessata ad avere per se il potere delle creature magiche che popolano
questo mondo. In particolare, Opal è interessata a impossessarsi dell’Aculos,
la fonte di potere dei leprecauni. L’oggetto è stato, però, sottratto al popolo
magico, quindi Artemis Jr. deve riuscire a trovare uno strategico modo per poter
cercare di entrare in possesso dell’oggetto così da poterlo usare come riscatto
per riottenere il padre.
Così raccontato, il
tutto potrebbe quasi avere un senso, ma in realtà in un’ora e mezza non succede
quasi nulla. Tutto lo svolgimento dei fatti sarebbe stato accettabile come pilot
di una serie tv. Un po’ lunghetta come serie tv, ma di certo non sufficienti
per un film. Il tutto si sarebbe potuto svolgere in uno schiocco di dita e di
certo non è davvero paragonabile e quelle che sono le trame di ben 8 libri. Ovvio
resta che il confronto nelle trasposizione non andrebbe mai realmente fatto, ma
qua non si ha uno stravolgimento di eventi, si ha un tentativo di unire più eventi
presenti in diversi volumi. Tentativo davvero fallimentare.
Sorvolando su quella
che potrebbe essere la trama, paragonabile a quella di Frozen II per il quantitativo
di buchi, sono a tratti deludenti persino gli effetti in CGI. Prendiamo, ad
esempio, la realizzazione di Polledro – un centauro – nella maggior parte delle
inquadrature è possibile notare davvero disarmonia nei movimenti della padre da
cavallo; si vede piuttosto come certe volte cammini quasi saltando sul posto, facendo
notare un distacco davvero non indifferente. Questo stacco lo si nota anche nelle
azioni di Bombarda Sterro – un nano gigante – interpretato da Josh Gad, in una
scena, in particolare, si nota come le sue mutane nascondano proprio una pompa ad
aria fin troppo rigida per essere scambiata per parte di “carne”. Josh Gad è
comunque la parte comica, oltre che narrante, del film; l’attore, con le sue espressioni,
riesce a costituire la parte in grado di intrattenere il pubblico.
Cast giusto, visti i
grandi nomi, musica interessante, scenografia intrigante, ma quasi tutto da
database. È come se la Disney effettivamente non si stesse sforzando nel creare
i suoi contenuti e un po’, come si faceva a scuola, si è fatta la fama e adesso
può andare a dormire.
Grande trailer, grandi
annunci, per poi dimostrare quanto il fumo possa essere alto e l’arrosto possa
anche non esserci.
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