Tratto da una storia
vera, il 20 marzo 2020, su Netflix è approdata un’interessante mini-seria
televisiva basata sulla biografia “On Her Own Ground” di A’Lelia
Bundles; dal titolo “Self-made: la vita di Madam C.J. Walker”.
A vestire i panni
della protagonista è Octavia Spancer che, finalmente, ha dismesso i panni della
cameriera per poter diventare imprenditrice di se stessa. Donna, di colore, non
esattamente il canone estetico eurocentrico considerato “globalmente”
attraente. Pioniera della cura dei capelli, Madam Walker fu la prima milionaria
nera autoprodotta d’America e per poter arrivare al suo obiettivo ha dovuto
lottare con le unghie e con i denti, scontrandosi con possibili partner
commerciali e con gli stessi uomini che hanno riempito la sua vita.
Tenacia, retaggio,
costanza, sogno, persino marketing; il tutto concentrato in ben otto puntate
condite da un ritmo narrativo incalzante. La storia inizia nel 1908, Madam
Walker è poco più che una lavandaia e vorrebbe aiutare la donna che l’ha
rimessa in sesto: Addie (Carmen Ejogo), colei che vende una crema miracolosa
per la cura dei capelli. Particolare attenzione va posta su quanto centrali
siano i capelli all’interno della narrazione della serie e quanto questi siano
simbolo di quel retaggio culturale che appartiene alla popolazione
afro-americana.
Lo sapevate che i
capelli ricci, soprattutto secchi come quelli dei discendenti africani, son o
considerati non professionali? La cura di quel tipo di capelli è complessa e
molte donne preferiscono rivolgersi a parrucchieri dedicati espressamente a
quel tipo di capello piuttosto che a professionisti che si occupano dei capelli
euro-asiatici. Questo, molto spesso, viene sottovalutato dalla maggior parte
delle persone e in un certo senso viene sottovalutato anche all’interno della
narrazione della serie. Si evince, però, quanto il tutto sia estremamente
personale e proprio su questo si concentra lo storytelling (la
narrazione) che Madam applica alla vendita del proprio prodotto infoltente.
Quello che racconta alle proprie clienti deriva da qualcosa che ha vissuto lei
stessa, qualcosa che non può essere di nessun altro, ma che comunque può essere
simile a quello di altre donne figlie di lavoratori dei campi di inizio
ventesimo secolo.
Madam è troppo nera,
troppo simile a coloro che lavorano nei campi per poter vendere, non ha
l’aspetto giusto e per molti non potrà mai averlo, ma allo stesso tempo sono
milioni le donne che hanno un aspetto più simile al suo che a quello di Addie.
E, a volte, è più facile rivedersi in qualcuno di simile piuttosto che qualcuno
di idealizzato.
La donna Walker si
pregna di un femminismo reale e profondo, un simbolo che inneggia alla
bellezza, all’intelligenza e all’indipendenza.
Lo scontro tra Madam
e Addie ha un sapore decisamente moderno. L’intermezzo creato dalle scene del
loro faccia a faccia sono i punti che accendono la narrazione e che spingono lo
spettatore a divorare questa serie puntata dopo puntata. Le due sono come due
pugili che si sfidano a colpi di pubblicità e di vendite. Il tutto viene
evidenziato dal cambio di luci e di scenografia che si palesa in scena. La
fotografia è deliziosa e porta un sapore quasi antiquato che va in netto
contrasto con la musica estremamente moderna. È possibile sentire una cover di
Seven Nation Army proprio mentre la fotografia si tinge delle tonalità seppia.
Quella raccontata da
Netflix è una storia quanto mai necessaria oggigiorno. Sembra quasi assurdo il
fatto che molte delle storie riguardanti donne di forza o di potere non siano
note. Queste narrazioni sono affascinanti e se vengono condite dal giusto ritmo
valgono sicuramente la candela. È davvero un ottimo prodotto quello realizzato
da questa produzione e nelle sue otto puntate incolla lo spettatore allo
schermo. Preparatevi per un binge watching tutto d’un fiato.
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