#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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sabato 28 marzo 2020

#Netflix: Self Made: la vita di Madame C.J. Walker

Tratto da una storia vera, il 20 marzo 2020, su Netflix è approdata un’interessante mini-seria televisiva basata sulla biografia “On Her Own Ground” di A’Lelia Bundles; dal titolo “Self-made: la vita di Madam C.J. Walker”.

A vestire i panni della protagonista è Octavia Spancer che, finalmente, ha dismesso i panni della cameriera per poter diventare imprenditrice di se stessa. Donna, di colore, non esattamente il canone estetico eurocentrico considerato “globalmente” attraente. Pioniera della cura dei capelli, Madam Walker fu la prima milionaria nera autoprodotta d’America e per poter arrivare al suo obiettivo ha dovuto lottare con le unghie e con i denti, scontrandosi con possibili partner commerciali e con gli stessi uomini che hanno riempito la sua vita.

Tenacia, retaggio, costanza, sogno, persino marketing; il tutto concentrato in ben otto puntate condite da un ritmo narrativo incalzante. La storia inizia nel 1908, Madam Walker è poco più che una lavandaia e vorrebbe aiutare la donna che l’ha rimessa in sesto: Addie (Carmen Ejogo), colei che vende una crema miracolosa per la cura dei capelli. Particolare attenzione va posta su quanto centrali siano i capelli all’interno della narrazione della serie e quanto questi siano simbolo di quel retaggio culturale che appartiene alla popolazione afro-americana.
Lo sapevate che i capelli ricci, soprattutto secchi come quelli dei discendenti africani, son o considerati non professionali? La cura di quel tipo di capelli è complessa e molte donne preferiscono rivolgersi a parrucchieri dedicati espressamente a quel tipo di capello piuttosto che a professionisti che si occupano dei capelli euro-asiatici. Questo, molto spesso, viene sottovalutato dalla maggior parte delle persone e in un certo senso viene sottovalutato anche all’interno della narrazione della serie. Si evince, però, quanto il tutto sia estremamente personale e proprio su questo si concentra lo storytelling (la narrazione) che Madam applica alla vendita del proprio prodotto infoltente. Quello che racconta alle proprie clienti deriva da qualcosa che ha vissuto lei stessa, qualcosa che non può essere di nessun altro, ma che comunque può essere simile a quello di altre donne figlie di lavoratori dei campi di inizio ventesimo secolo.
Madam è troppo nera, troppo simile a coloro che lavorano nei campi per poter vendere, non ha l’aspetto giusto e per molti non potrà mai averlo, ma allo stesso tempo sono milioni le donne che hanno un aspetto più simile al suo che a quello di Addie. E, a volte, è più facile rivedersi in qualcuno di simile piuttosto che qualcuno di idealizzato.
La donna Walker si pregna di un femminismo reale e profondo, un simbolo che inneggia alla bellezza, all’intelligenza e all’indipendenza.

Lo scontro tra Madam e Addie ha un sapore decisamente moderno. L’intermezzo creato dalle scene del loro faccia a faccia sono i punti che accendono la narrazione e che spingono lo spettatore a divorare questa serie puntata dopo puntata. Le due sono come due pugili che si sfidano a colpi di pubblicità e di vendite. Il tutto viene evidenziato dal cambio di luci e di scenografia che si palesa in scena. La fotografia è deliziosa e porta un sapore quasi antiquato che va in netto contrasto con la musica estremamente moderna. È possibile sentire una cover di Seven Nation Army proprio mentre la fotografia si tinge delle tonalità seppia.


Quella raccontata da Netflix è una storia quanto mai necessaria oggigiorno. Sembra quasi assurdo il fatto che molte delle storie riguardanti donne di forza o di potere non siano note. Queste narrazioni sono affascinanti e se vengono condite dal giusto ritmo valgono sicuramente la candela. È davvero un ottimo prodotto quello realizzato da questa produzione e nelle sue otto puntate incolla lo spettatore allo schermo. Preparatevi per un binge watching tutto d’un fiato.


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