Screen Netflix del 22/06/2020 |
La guerra di secessione
è una delle battaglie più cruente che la storia americana annovera nella sua
memoria.
Victor Fleming –
regista della pellicola – ha saputo rendere omaggio al romanzo di Margaret
Mitchell, raccontando la storia di Rossella O’Hara (Vivien Leigh). Era il 1861
e il nord aveva iniziato la sua avanzata verso il sud per poter cercare di
liberare gli stati più testardi da una piaga sociale che veniva considerata la
normalità. "Via col Vento" è un cult dei fine anni 30, arrivò in sala nel 1939, e
fu immediatamente un notevole successo soprattutto da parte della critica.
Nonostante le critiche alla quale oggi il film è sottoposto e il momentaneo ritiro dal palinsesto del canale di streaming americano dell'HBO. In Italia è disponibile in streaming su Netflix.
Siamo a Tara nella
piantagione di cotone della famiglia O’Hara in Georgia. Rossella, la nostra
protagonista, scopre che l’uomo che ama, Ashley Wilkes, si sposerà presto con
la propria cugina Melania Hamilton. Alla festa, per l’annuncio del
fidanzamento, Rossella tenta il tutto per tutto dichiarando i propri sentimenti
all’uomo, ma lui la rifiuta rispondendole che, nonostante i sentimenti che
nutre per Rossella, con la cugina c’è una maggiore compatibilità. Ferita e
umiliata, Rossella scopre che la scena è stata vista da uno degli ospiti: Rhett
Butler (Clark Gable). Ma il rifiuto passa momentaneamente in secondo piano perché inizia a diffondersi
la notizia dell’inizio della guerra. Per cercare di sopperire alla rabbia e
alla gelosia, Rossella decide di accettare la proposta di matrimonio di Carlo, il
fratello di Melania, divenendo così la cognata di Ashley prima del loro arruolamento.
Da qui tutta la trama prende il via con i suoi vari atti.
Il film, infatti,
come se fosse un’opera teatrale, è diviso in 2 parti: un momento prima della
guerra e un altro post. Questo tentare di scandire il tempo è fondamentale perché
fa comprendere allo spettatore il modo con cui Rossella cresce durante gli anni
di guerra. Le difficoltà che è costretta ad affrontare, le perdite e le paure,
modificano il suo carattere temprando il suo capriccio in testardaggine e avidità.
Rossella O’Hara riversa il suo dolore nel lavoro, diventando una donna all’apparenza
arida nei sentimenti, ma abbastanza capace nel mantenere salda la propria terra
e il tetto sulla propria testa. Da quel suo primo matrimonio comprenderà l’uso
che può fare di quel contratto firmato nella quale mai verserà realmente il suo
amore perché quel sentimento era rimasto legato al ricordo di quei fulgidi momenti
condivisi con Ashley.
Rhett Butler è l’uomo
che in realtà fa per lei, colui che nonostante i suoi valori e i suoi obiettivi
mette tutto da parte comprendendo i suoi sentimenti per Rossella. La sposa, nonostante
lui non sia avvezzo al matrimonio; le è fedele, nonostante la vita che aveva
condotto fino a quel momento; cerca di far in modo che alla donna non manchi
mai nulla, ma i sentimenti della donna non saranno ricambiati fino a quando non
sarà troppo tardi. Ed è proprio giunti a questo punto che la narrazione trova
la sua forza.
Nonostante la
pellicola duri ben 4 ore la fluidità del racconto le rende molto leggere. È interessante
osservare il punto di vista di Rossella, la sua caparbietà e anche la sua
forza. Paradossalmente lei è un personaggio femminile straordinariamente
moderno perché riesce ad incarnare in sé valori e comportamenti ben lontani ad
una donna di quell’epoca. Disposta a lavorare la terra, meno vanesia di molte
altre, molto più determinati di alcuni uomini, si fa strumento della propria
fortuna. La storia viene raccontata dal suo punto di vista e lo spettatore assaggia
e fa propria la sua normalità. La schiavitù viene considerata qualcosa di
normale, perché effettivamente era così che veniva considerata. La guerra e il
nord, nonostante i valori incarnati, erano il nemico; erano coloro che stavano distruggendo
la normalità per i sudisti. Ed è proprio questo che dovrebbe spingere lo
spettatore a riflettere sugli aspetti che questo film può insegnare nel 2020.
Screen Netflix del 19/06/2020 |
Il pubblico di oggi
è stato sempre più abituato a vedere il nero e il bianco nettamente suddivisi:
il bene stava da una parte e il nero stava dall’altra. Quando, in realtà, la
normalità sta nel mezzo. Il nemico che deve essere cattivo solo perché è nato
cattivo non ha più senso, non ha mai avuto senso. Il cattivo, che in realtà è
considerabile buono, quell’elemento con la quale si può entrare in empatia, diviene
forza correttiva di un comportamento altrimenti sistemico.
Via col vento affonda
la sua forza narrativa non solo nella storia d’amore, ma soprattutto nella sua
rappresentazione sociale. Essere specchio di un’epoca non fa altro che creare un
contesto dalla quale va preso insegnamento e monito. Riconoscere qualcosa che è
umanamente considerato sbagliato, come la schiavitù, come qualcosa di normale e
qualcosa di vicino a quella che era la quotidianità di un tempo; oggi giorno
diviene elemento per poterne discutere e per poter allontanare quell’errore
dalla nostra quotidianità.
Nel 1940 la pellicola
vinse 8 premi Oscar: Miglior Film, miglior regia, miglior sceneggiatura non
originale, miglior attrice protagonista, miglior attrice non protagonista
(Hattie McDaniel*); proprio quest’ultima statuetta fu una vera e propria svolta
per il cinema dell’epoca, in quanto la McDaniel fu la prima attrice afroamericana
a stringere tra le mani la statuetta dorata.
Ricordiamo i
traguardi legati a quel film.
Studiamo ciò che
questo film ha rappresentato per l’epoca nella quale è arrivato in sala.
Ricordiamo il disturbo
bipolare di Vivien Leigh per stigmatizzarne la portata. Parlare, raccontare,
studiare, sono attività che servono per poter allontanare da noi l’errore e
avvicinare gli insegnamenti corretti di un’epoca passata.
*Ho parlato di Hattie
McDaniel nella mia recensione di Hollywood (qui il link al video), visto che Ryan Murphy ha inserito
questo personaggio all’interno della sua serie tv.
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