#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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venerdì 5 giugno 2020

La costellazione dell'Ofiuco: Prefazione

Prefazione


Fin da quando ero una bambina, ho trovato quasi stucchevole iniziare a raccontare una storia nel modo più classico. Il “c’era una volta” non mi è mai piaciuto, forse perché sono cresciuta sentendomi ripetere, un po’ troppe volte, la prefazione del Pinocchio di Collodi. Amo, ancora oggi, mio nonno, nonostante non ci sia più, per avermela letta tutte le volte che volevo, o ogni qual volta io non riuscivo a prendere sonno. Collodi aveva ingannato i suoi lettori, perché il protagonista della sua storia non era un re o una regina, era solo un pezzo di legno. E oggi, un po’ come allora, sono convinta che il modo migliore per iniziare a raccontare una storia sia quello di spingere chi ci sta leggendo a “immaginare” il mondo in cui lo si sta trasportando. Probabilmente Eco mi sgriderebbe per il mio audace modo di rivolgermi direttamente al mio lettore, ma la mia magia narrativa è iniziata parlandoti di me, perché senza di me questa storia non esisterebbe, senza di me tu non potresti immaginare, senza di me non sapresti dei personaggi di cui ti voglio parlare. 
Immagina, mio caro lettore,  di trovarti all’interno di un immenso giardino a forma di cuore. Esso è così tanto vasto da segnare un vero e proprio varco all’interno della urbe romana. E tu, lettore moderno, che sei abituato a saltare le righe che ti sto per proporre per poterne carpire il succo, qualora non ti fermassi a immaginare, ti perderesti una passeggiata tra statue e storie sussurrate. Respira a pieni polmoni l’aria profumata dai fiori e preparati a salire, da piazza del Popolo alla Galleria la strada è tanta, ma ti posso assicurare che tu non ti stancherai percorrendola.
Salendo, seppur lentamente, ti troverai avvolto dai ricordi di vite che in passato hanno avuto la fortuna di poter godere di questo splendore quando era ancor più vivo di adesso. Case su case, giardini su giardini, possedimenti che in passato erano state dimore di amori, luoghi romantici nella quale la calda passione si consumava, o nella quale le liti potevano diventare duelli. Case su case che oggi sono piccoli musei, piccole gemme in grado di raccontare il succo degli anni che sono passati.

Ho sempre pensato che il laghetto, all’interno di Villa Borghese, avesse un fascino quasi raro. La Grecia si incontra con il barocco, la storia si fa sfarzo e le chiacchiere tra una vogata e l’altra sono udibili ancor oggi. Un ombrellino pronto a serrare gli sguardi inopportuni, un bacio lasciato a mezz’aria, un sorriso nato da un fulgido caldo bagliore estivo. Amici e amanti che parlano della loro vita, che scherzano sul rischio di bagnare le loro vesti all’interno di quella calda acqua, un’anatra che potrebbe diventar molesta se non adeguatamente osservata.
Esculapio, figlio di Apollo, ti osserva mentre tu immagini come sarebbe stato appartenere ad un’altra epoca, o mentre sogni la tua altra vita ad occhi aperti. Chi saresti stato, caro lettore? Cosa saresti divenuto? Cosa avresti fatto? Avresti sedotto la tua bella prendendola per mano? Avresti ascoltato le risa dei tuoi compagni per poterti unire giocosamente a loro? O avresti guardato il figlio di un Dio e pregato per la sua benevolenza?
Un semi-dio che divenne divinità come costellazione, ecco chi fu Esculapio. Una statua che simboleggia la buona forte e la buona salute. Un Dio che in molti si sono soffermati ad osservare e alla quale, la protagonista di questa storia, ha fatto un voto.
Immagina di passeggiare per Villa Borghese e di incontrare la ragazza più bella che tu abbia mai visto. Immagina i suoi capelli corvi, la sua pelle olivastra e i suoi occhi nocciola; sai, diventano quasi verdi quando ride o quando il sole li colpisce.
Immagina il suo sorriso, non quello falso che fa ai suoi padroni o quello di cortesia che mostra agli ospiti degli stessi. Il suo sorriso vero, reale, quello che lascia per le divinità o per le statue che circondano la sua vita. Quello stesso sorriso che nessuno può vedere, a meno che lei non sia colta in fallo. Quello stesso sorriso che grazie a Esculapio mostrerà a colui che è stato in grado di rubare il suo cuore.

Se vuoi conoscere la storia di Cornelia non ti basterà far altro che chiudere gli occhi e passeggiare per Villa Borghese, sarà lei a trovare te. 

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