#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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venerdì 24 aprile 2020

#Chili: Florence - recensione

Approdato nelle sale cinematografiche nel 2016, e ora a noleggio sulla piattaforma di Chili, il film che vede come protagonista una stonatissima Meryl Streep è decisamente interessante da analizzare. Quello della pluricandidata dall'Accademy è sicuramente un ruolo che le è costato un notevole sforzo e che le ha permesso di dimostrare, ancora una volta, quando straordinario sia il suo talento.
La stranissima storia di 
Florence Foster Jenkins, cantante che ha vissuto entrambe le guerre mondiali allietando il tempo dei saldati con le registrazioni delle sue canzoni, permise alla Streep di ottenere la candidatura come miglior attrice protagonista agli Oscar del 2017.

Il film, intenso e divertente, mette in risalto come in molti casi è la volontà di spirito ad essere la chiave d’accesso al successo. Anche se l’attrice che interpreta il ruolo di Florence è nota la pubblico per le sue dote canore, qui si apprezza la teatralità, la mimica, e il portamento con la quale prende le stecche. Si riesce perfettamente a vedere, nonostante la naturalezza in scena, come l’attrice abbia chiesto tantissimo al suo talento, cercando di suscitare imbarazzo e ilarità per quella pessima arte che sviluppa comunque una liberatoria e genuina adorazione. Tra stonature e sogni, infatti, la cantante americana riesce a non farsi abbattere e a trovare la forza di condividere il proprio cuore con il pubblico.

Affidare il ruolo ad un’attrice di questo calibro, fa risultare l’intera pellicola come la glorificazione del moderno trash. Le lusinghe, dovute ai grandi possedimenti di denaro, sono riusciti a tenere sotto una gabbia d’orata quella che era realmente la natura degli apprezzamenti delle doti canore della protagonista, un po’ come se ci trovassimo in una delle esibizioni televisive di gente che “senza arte né parte” riesce ad a catturare l’attenzione su di sé. Un gusto dell’orrido, insomma, che nasconde la vera forza posseduta da Florence Foster Jenkins.
La passione artistica che si alterna in scena mette in luce una sorta di triangolo, infatti, Florence è al centro delle attenzioni di due uomini, da una parte il marito-manager Saint Claire Bayfield e dall’altra Cosmé McMoon. Il primo interpretato da Hugh Grant, che sembra abbandonare il ruolo affibbiatogli da numerosissime pellicole per, un personaggio che ama teneramente la protagonista pur mantenendo una doppia vita. Per il secondo ruolo è stato scritturato il fantastico Simon Helber (già noto per il ruolo dell’ingegnere aereospaziale Haward Wollowitz in The Big Bang Theory). Intrigante appare il gioco di sguardi e l’intesa che si instaura tra il maestro McMoon e la divina che, unita alle battute con l’altro cooprotagonista, risulta l’elemento meglio riuscito del film.

Con questa storia, però, è venuta alla luce uno degli spettacoli più paradossali dello show business. La vera Florence Foster Jenkins, infatti, è tranquillamente ascoltabile su Spotify al fianco delle più grandi cantanti liriche, dimostrazione di come forza, coraggio, e un briciolo di pazzia siano caratteristiche necessarie per poter far avverare i propri sogni.

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