Annunciata sui canali
social di Netflix e dello stesso Ryan Murphy, è finalmente arrivata “Hollywood”,
la dissacrante serie tv che fin dalla prima puntata spazza la patina dorata del
cinema americano. Chi conosce le serie create e dirette da Ryan Murphy sa, sicuramente,
cosa aspettarsi. Il creatore di American Horror Story, American Crime Story,
Glee e di The Politician – per citarne alcune – ha abituato il suo pubblico a
questo costante disincanto dei temi che tratta. Sotto la lente di ingrandimento,
sta volta, c’è la Golden Age of Hollywood, il periodo più fiorente nella quale
tutti desideravano diventare attori a qualunque costo. E, in soli 50 minuti, il
regista ci espone il marcio di ciò che si nascondeva allora e sicuramente anche
oggi; una personalissima rivisitazione sopra le righe come solo lui sa fare.
Siamo nel 1947 nella
città dei sogni, un luogo nella quale chiunque si reca nella speranza di poter
entrare a farne parte, così da tentare una carriera nello show business.
Parlare solo della prima puntata non è assolutamente semplice, i temi esposti
sono per lo più riguardanti le delusioni che questo mondo da e il dover celare
se stessi dalla macchina da presa. Una Dreamland fatta di sesso, di delusioni,
di compromessi e sicuramente di errori, il cui tutto viene esaurito già al
termine del primo episodio perché Murphy sbatte in faccia allo spettatore gli
aspetti negati del dover prendere delle scorciatoie.
Ovviamente vi è
quella ricerca dell’inclusività che è praticamente presente in ogni serie dell’autore,
e ciò viene non solo sovraesposta, ma contemporaneamente viene servita su un
piatto d’argento per poter essere spunto di riflessione.
“Sarò un attore un
giorno, non posso far sapere di essere così” una frase che disvela quella
patina di perbenismo che a lungo ha fatto parte della mentalità propriamente
americana prima che hollywoodiana.
Come al solito non
mancheranno le interpretazioni dei personaggi “reali” che, inseriti nel
contesto immaginifico che Murphy costruisce, contribuiranno a dare maggiore
tridimensionalità alla storia. Purtroppo è ancora presto per poter tirare le
somme di una mini-serie simili, ma le premesse sono come al solito divisorie: o
la si ama o la si odia.
Parlando più in
generale della serie, gli episodi vedranno un susseguirsi di star che per la
maggior parte proviene già dalla “scuderia” di Murphy, del resto il regista
difficilmente cambia i suoi cavalli vincenti. Ciò gli permette di costruire dei
personaggi cuciti su misura sugli interpreti che andranno in scena. Darren
Criss, torna così in ribalta dopo averlo già apprezzato in Glee e American
Crime Story: L'assassinio di Gianni Versace, mentre rispettivamente da Pose e
The Politician arrivano Jeremy Pope e David Corenswet; Dylan McDermott e la
leggendaria Patti LuPone li abbiamo già visti nelle passate stagioni di
American Horror Story. Personalmente fremo dalla voglia di vedere Jim Parsons
in scena, anche lui ha già lavorato con Ryan Murphy nel premiatissimo The
Normal Heart.
1 commento:
la sensazione di gioia e il modo in cui le persone guardano ai generi cinematografici https://filminstreaming.me/ è una loro personale discrezione...
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