#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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martedì 13 giugno 2017

Moonlight: analisi


Il film che ha vinto gli oscar è una di quelle pellicole che riesce ad affrontare dei temi decisamente forti, con una lieve delicatezza da permettere al pubblico l’immedesimazione con gli sbagli commessi dal protagonista.
Diviso in tre capitolo, la tematica centrale di cui esso tratta è la vita di un individuo che si muove all’inferno di un difficile scenario. Chrion, afroamericano, è costretto a districarsi e a cercare la propria strada in mezzo ai drammi di lussuria, droga, e inadeguatezza che hanno caratterizzato fin da sempre la sua esistenza. Povertà, delinquenza, razzismo, tutti macro-argomenti che vengono posti sulle spalle del singolo, mostrando come pochi film sono stati in grado di fare l’annichilimento del singolo davanti alla vastità dell’identità sociale nella quale è nato.

L’abilità della realizzazione del film la si vede già dalla semplice scelta del cast, perfetto per poter rappresentare la vita del protagonista, con attori in grado di assumere le stesse espressioni per la caratterizzazione che devono portare in scena. Personaggi eclettici, resi perfettamente dall’abilità attoriale, sguardi e sorrisi significativi che sotto le luci fredde riesce a dare un taglio sinistro a quei personaggi dalla dubbia valenza.
La regia è stata in grado di allontanare questo film da quella che è la realizzazione teatrale dalla quale è stato tratto. Il ritmo della narrazione permette di analizzare la difficoltà e l’impotenza che colpiscono Chiron.
Un film sull’oppressione, sull’impossibilità di agire perché qualunque scelta fatta diviene errata agli occhi di chiunque lo circonda.
Centrale è, senza dubbio, la figura genitoriale e il modo con cui essa viene trattata all'interno della vita del giovane protagonista. Per poter analizzare, infatti, la personalità e la crescita del giovane Chiron, si deve comprendere quello che era il rapporto con chi lo ha messo al mondo e chi invece lo ha cresciuto. Una madre tossico dipendete che gli mostra la durezza e la crudeltà della vita che dovrà affrontare, con un sorriso quieto capace di far immaginare proprio quanto sottile può essere l'ironia di quello che ti circonda e ti contamina. 

Paula, la madre, interpretata da Naomiw Harris, ha un espressione che non coinvolgerà mai lo sguardo, contraddizione che mostrerà la freddezza che sarà contrapposta da quella sorta di padre adottivo che sarà Juan. Il rapporto che il piccolo Chiron avrò con lo spacciatore lo porterà a volerlo emulare, a voler porre a lui domande esistenziali; e lui, come la sola guida paterna può fare, riuscirà a soddisfare le richieste di aiuto del ragazzo. Facendo, così emergere, l'importanza che un padre, seppur adottivo, può ricoprire in una vita così fragile.
La crudeltà di certe scene, accompagnata dalla dolcezza di altri momenti più intimi tra i protagonisti, fanno passare il chiaro messaggio di quanto il razzismo resti comunque radicalizzato all’interno della società nella quale viviamo. Per quanto, infatti, si voglia essere open mind, molto spesso si ricade nei luoghi comuni, nella paura comune mostrando quando sia finta questa apertura. Strada, omofobia, omosessualità e il rappresentare una realtà minoritaria raggiungono il culmine nella dolcezza degli ultimi secondi del film, lasciando, con il titolo, il dubbio allo spettatore sulla realtà del protagonista: “lui cosa poteva fare?”
Perché la chiave di volta del film sembra essere “se gli altri non mi accettano, perché dovrei accettarmi io?”.

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