Il Festival del Cinema di Roma, per la sua undicesima edizione, ha avuto l’onore di offrire al pubblico un interessantissimo incontro con la pluripremiata all’oscar Meryl Streep. Un’ora in cui l’attrice ha avuto modo di raccontare la sua carriera attraverso i suoi più grandi successi.
La prima clip mostrata agli spettatori in sala è stata il ricordo di un grande regista quale era Michael Cimino, oltre alla Streep viene messo in mostra il grande talento di un giovanissimo Robert De Niro. La scena di “The Deer Hunter” (Il cacciatore) mostra un dialogo sostanzialmente fatto di nulla, ma dal grande impatto emotivo.
Un ricordo: com’era lavorare con Michael Cimino?
Sapete… è così sorprendente vedere questa scena dopo 150 anni. Quando era bello Robert De Niro? Quello che ricordo di Michael Cimino è che mentre stavamo girando questo thriller in West-Virginia, facevano circa 34 gradi, e io indossavo questo bel maglione di lana, Robert era in un’intera uniforme militare di lana pura e lui non aveva neppure una goccia di sudore, invece vedete me che ero bagnata fradicia, e praticamente era perfettamente controllato non dava nessun’impressione sulla temperatura. Michael Cimino, invece, era praticamente nudo; seduto con questi boxer italiani piccoli.
Insomma ti mostrava tutto il potere del regista, lui poteva permettersi di essere quasi completamente nudo, voi invece vestiti di lanaNo, era solamente veramente caldo, tutta la troupe era praticamente nuda; non vi era assolutamente aria.
Tu hai iniziato a teatro tra i tuoi mentori ci sono Joseph Papp e Mike Nichols; puoi dirci brevemente come ti hanno formato?Beh… Sono “informabile”. Mio fratello è qui questa sera, ve lo può dire, nessuno mi può dire cosa fare.Nemmeno il tuo regista?Nono, ho amato lavorare con ogni mio singolo regista. Molti di loro purtroppo oggi non ci sono più, quindi l’ultima parola l’ho io, e sono stati tutti miei mentori.
È vero che Dustin Hoffman voleva riscrivere la sceneggiatura di parte del film?No, non voleva riscriverla, in realtà noi non sapevamo cosa Johanna avesse detto, nel libro non è trattato in modo approfondito, quindi non si conoscono le esatte parole della scena del processo. Non si capiva per quale motivo fosse scappata, quali fossero i suoi sentimenti, poi il regista aveva appunto lasciato a noi la possibilità di esprimere quello che noi pensavamo. Dustin disse di sapere cosa avrebbe detto Johanna e allora abbiamo stabilito di scrivere ognuno la propria versione e di metterla poi ai voti.Chi vinse?Io.Sto trattando con leggerezza qualcosa di estremamente serio. Queste due clip che abbiamo visto, “Il cacciatore” e “Kramer vs Kramer”, sono due film che sono stati realizzati in un momento particolare. Era la fine degli anni ’70, all’inizio dell’era in cui le persone iniziavano a divorziare; prima di questo periodo non si sapeva quasi nulla su questo argomento. Tornato a Michael Cimino, mi ricordo che quando feci il provino con lui, la sceneggiatura era quasi vuota. Mi ricordo che mi chiese quale secondo me fossero le battute più giuste, quali secondo me il personaggio avrebbe detto, quindi, essendo io agli inizi della mia carriera pensavo che fosse quello che fa il regista; che ti fa entrare, che ti fa dire quello che vuoi. Quando poi ho lavorato con altri registi ho capito che non era assolutamente così.
Preferisci recitare sul palcoscenico o davanti la macchina da presa?Oh dio… beh amo sentire il pubblico respirare, smettere di respirare, sentirlo ridere ovviamente quando si presume che la scena sia divertente. Ma ciò detto, ovviamente si tratta di cose completamente diverse, l’energia, la carica, che puoi avvertire quando nel cinema c’è anche il più piccolo dettaglio che può ritrovare risonanza in scena è una cosa che puoi costruire con il cinema in quanto hai altri tempi e altre tecniche. In teatro è anche possibile, in quanto si stabilisce con il pubblico un empatia tale che consente al pubblico di percepire questa energia e di condividerla con te.
Tra i grandi registi da te citati, ce n’è uno contemporaneo con la quale non hai lavorato e ti piacerebbe farlo?Oh… Martin Scorsese
La quarta clip scelta da “I ponti di Madison County” è stata protagonista di una simpatica controversia da parte dell’organizzazione del festival in quanto la scelta finale della clip è ricaduta su quella ritratta in foto per una questione di tempistiche.
Qual è l’accento più difficile che hai dovuto impersonare?Credo… credo che sia stato l’irlandese del nord per il personaggio protagonista di Dancing at Lughnasa. È stato difficile perché avevo da poco finito le riprese “A Cry in the Dark” un film australiano. L’accento australiano è veramente difficile perché è una mescolanza di accenti importanti dall’Europa, e nonostante ci sia una forte componente irlandese nel fare l’accento irlandese puro ogni tanto mi ritrovavo a “strozzarlo” nel modo australiano.
Quinta sequenza “The Iron Lady” terzo oscar per l’attrice.
Sappiamo tutti che sei una donna molto impegnata, libera, di sinistra; la signora che hai interpretato è un’icona della destra. Come è stato per te interpretare qualcuno che è molto lontano da te?Beh si, lei è molto differente da me, ma eppure… eppure… eppure… tutte noi donne, nella nostra vita, abbiamo sperimentato questa specie di sdegno nei nostri confronti quando ci si trova in un posto non propriamente adatto a noi. Di recente ho visto un video sull’Australia, sul primo ministro che si rivolgeva all’opposizione. Non ho idea di che partito facesse parte, ammetto di saperne poco sulla politica australiana. Però quest’uomo aveva queste certezze radicate, e aveva la corte alle sue spalle, il modo con cui si rivolgeva a questa donna dell’opposizione, come nella scena del film appena visto, metteva in evidenza che era tutta una questione sulla lotta di genere. Quindi la sua posizione metteva in evidenza quanto tentasse di demolirla in quanto donna, ma come già detto “Ascolta quello che dico e non come lo dico”. A Hilary Clinton dicono di essere più attraente e di parlare in tono più basso, ma la scena che abbiamo visto mi ha proprio ricordato quanto l’attenzione debba puntare a come si dicono le cose, ma a cosa si dice. Se posso parlare di simpatia o di comprensione per Margaret Thatcher è perché lei è entrata in un mondo che non era per niente amichevole nei confronti di una donna libera.
Nel mondo della Thatcher sicuramente ti avrà colpito la provenienza dalla classe umile inglese e il padre era in un partito che di solito appartiene ad una classe elitaria. Quindi c’è una discriminazione sociale oltre che sessuale.Si, senza dubbio c’è anche una discriminazione sociale. Il modo con cui parlava, con cui si comportava e anche alcuni suoi atteggiamenti… se c’è una cosa che fa diventare matti gli inglesi è quando non sono in grado di inserire in una data classe sociale le persone, di distinguere appunto una persona dal suo modo di parlare, dal suo accento o dal suo modo di fare. Perché il sistema di classe in Gran Bretagna è ancora molto radicato e per me è stato uno shock quando sono stata li per girare i miei film, ma per me è sempre stato molto interessante capire quanto è radicato tutto ciò.
Due clip, non di Meryl, ma di due attrici italiane: “Amore” di Rossellini con Anna Magnani e “L’oro di Napoli” di Vittorio de Sica con Silvana Mangano.
Sono due attrici che tu ami molto, puoi dirci cosa ami di loro? Mi fa piacere aggiungere in oltre che alla domanda, fatta due ore fa dalla stampa, su chi fosse l’attrice che più le piace in questo periodo ha risposto: Alba Rohrwacher.Io credo che la cosa che ami in particolare di loro sia il periodo particolare in cui esse hanno lavorato. Allora non vi erano molti ruoli interessanti per le donne nel cinema americano, e si aveva la possibilità di vedere i film stranieri nelle università o nei festival, quando essi venivano svolti. Devo dire che vedendo queste due attrici, queste due donne, sono rimasta particolarmente colpita; per me erano delle creature esotiche che venivano da un altro mondo, per me che venivo da questa piccola vita provinciale. C’era qualcosa di basilare in loro, di elementare, ho visto la Mangano per la prima volta in “Morte a Venezia” poi sono andata indietro a scoprire la sua filmografia e Anna Magnani l’ho vista per la prima volta nel film con Marlon Brando e scoprirli insieme per me è stato stupefacente. Queste donne hanno qualcosa di così puro, di così unico, e questo è il motivo per cui oggi ho citato Alba Rohewacher, proprio perché ritengo che anche lei abbia qualcosa di così puro.È vero che per il personaggio di Francesca ne “I ponti di Madison County” ti sei ispirata proprio a Silvana Mangano?No. Certo, mi sarebbe piaciuto avere la sua bellezza, quell’aria di riservatezza che trovavo estremamente attraente. Per il personaggio di Francesca, in realtà, ho preso ispirazione da una donna della mia infanzia. Una signora che viveva nella nostra stessa strada, si chiamava Nucci; un nome così esotico perché tutti si chiamavano Catherine, Jhin, Barbra, lei invece Nucci. E aveva un modo di parlare, il marito era un soldato e l’aveva portata con se in America, per esempio “garbage” (immondizia). Avevano un figlio che si chiamava Chuck, che lei chiamava Chucky, e così lei diceva “Chucky porta fuori la gar-ba-ge” (accento italiano).
Per concludere Mamma mia!
È vero che tu da piccola volevi fare la cantante?Ye… ehm… no. Quando avevo dodici anni ho cantato in una produzione scolastica, ho cantato “Santa Notte” in francese, cosa che a quei tempi in New Jersey era una cosa assolutamente straordinaria. Una persona, a quel punto, si avvicinò ai miei genitori dicendo che avrei dovuto prendere lezioni di canto e che conosceva l’insegnante di una famosa cantante di quel periodo, così mia madre inizio ad accompagnarmi tutti i sabati mattina per un’ora e mezza a New York per farmi prendere queste lezioni. Dopo un paio di anni ho smesso perché volevo fare la cheerleader.
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