#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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domenica 11 giugno 2017

Comunicare con Paolo Bonolis


Il 7 marzo 2016, presso l’università di Lettere e Filosofia di Roma Tre. Lo show-man, conduttore, scrittore di molti programmi televisivi, Paolo Bonolisi ha tenuto un incontro con gli studenti di comunicazione. I consigli, per chi vuole intraprendere la sua strada, sono stati illuminanti, le sue parole quasi paterne faranno sicuramente riflettere molto gli studenti presenti nell’aula stra-colma della facoltà.
Non appena ha preso posto ha esaltato l’importanza del mezzo televisivo all’interno del suo percorso lavorativo, del resto Paolo Bonolis rappresenta uno dei grandi scrittori della Mediaset. La vita lo ha cambiato. Le domande del giovane pubblico sono arrivate numerose e le curiosità hanno riguardato molti punti sulla carriera e vita del conduttore. Ha avuto cinque figli, una delle quali ha delle gravi menomazioni e ogni piccolo evento gli ha permesso di guardare la realtà con occhi diversi. O ti maturano o ti annichiliscono. Ma devi saper riconoscere le cose che ti rendono felice, ha detto, ascoltati e vedrai che nel lavoro che farai sarai sempre rinnovato. Questa è la strada che ho intrapreso io.
Ha ricordato la maniera incantata con cui si è approcciato alla tv da piccolo e come l’incanto è terminato quando vi si è trovato all’interno. “La tv nasce come pionieristica, per poi diventare terreno di coloni”, ha detto. “E’ questo che cambia tutto. Il pioniere rischia, investe, ed è stata la caratteristica della televisione italiana fino alla metà degli anni ’90. Mediaset era nuova, aveva bisogno di imporsi nel mercato come concorrenza alla Rai. Mike Bongiorno è stato quello che ha lanciato Mediaset, ma attorno alla sua figura rassicurante, ha cominciato a costruire tante novità. Anch'io mi sono inventato: Tira e Molla, Beato tra le donne, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan. Arriva poi un momento che questa pionierizzazione rende. Grazie alle rendite, però, la televisione ha smesso di reinventarsi. Il format è una garanzia televisiva che assicura un guadagno. La novità, invece, è un terno a lotto. Io ho dovuto fare grandi battaglie per i miei programmi, ma la mia fortuna è che di me si fidano. Io faccio televisione e lo dico senza arroganza, molti invece stanno in televisione. Questa però è tutta un’altra cosa. Stare in televisione significa occupare uno spazio, ma non portare qualcosa di tuo nelle case degli italiani. Quando sono nato io, c’era solo la televisione, la radio aveva una certa importanza, ma la televisione era questa cosa che si illuminava in casa e ci portava immagini tanto, tanto lontane e assolutamente inusitate. La televisione poi ci ha cambiato parecchio, ha cambiato l’asse dell’attenzione sulla realtà. Voi siete troppo giovani, ma prima c’era la televisione in bianco e nero ed essa era qualcosa di particolarmente magico e facilmente comprensibile perché, la televisione in bianco e nero ti mandava un messaggio molto chiaro, da una parte vi era un racconto, che era la storia in bianco e nero, e dall’altro vi era la realtà a colori. Vi era una netta distinzione tra reale e raccontato, ma con l’avvento dei colori questa distinzione venne molto più complicata. Io non vorrei, visti i modi con cui progredisce questo mezzo, che voi tendiate a trasformare la realtà virtuale in reale.”

L’attenzione quindi si era spostata su due cardini fondamentali: la distinzione tra reale-virtuale – tanto da dire alla classe che la nuova edizione di Ciao, Darwin si concluderà con questo scontro- e la storia da raccontare.  “Dovreste imparare a convivere con le due realtà, virtuale e reale. L’una capisco che vi attiri, è un po’ l’idea di Dio; con il virtuale si infrangono le barrire dello spazio e del tempo, si va ad una velocità pazzesca ed è il motivo per cui si è creata la figura di Dio. Qui, comunque, si parla di vita reale. Non bisogna mettere da parte i rapporti interpersonali e credo che il valore di essi, come tutto, è dato dalla fatica che si fa per poterla ottenere. Se perdete il valore dell’acquisito perdete anche il valore della realtà.”
Il conduttore si è focalizzato molto su quella che è la nostra capacità di raccontare quello che ci appartiene, quello che muta nel corso del tempo, perché non esiste nulla di più unico e particolare di quello che abbiamo dentro.
“Se un giorno avrete la possibilità di raccontare qualcosa a livello giornalistico dovreste farlo secondo dei dati fatti, se invece avrete la possibilità di iniziare come ho fatto io, per tanti anni, dovreste raccontare qualcosa di nuovo. Uno dei problemi, che vi verrà posto, è quello di comprendere cosa vuole il pubblico, ma il giorno in cui vi porrete questa domanda vi siete fregati da soli. Se voi pensate di dover raccontare qualcosa che possa piacere agli altri, state percorrendo la strada sbagliata; se mai avreste la possibilità di raccontare una storia dovreste raccontare ciò che vi appartiene. Se voi possederete qualcosa da raccontare potete star sicuri che, chi vi starà ad ascoltare fino alla fine perché, sarà un racconto unico ed irripetibile. Nessuno di noi può raccontare qualcosa di più affascinante di quello che portiamo dentro. Allora, se mai vorreste fare questo mestiere, scavatevi dentro, cercate cosa non vi piace della realtà, che cosa cambiereste; cercate quella parte più colorate della realtà, perché il nostro pensiero fa parte di essa visto che è partorito dal nostro pensiero. Raccogliete ogni singolo pensiero, portatelo dentro così sarete in grado di padroneggiarlo di entrare o uscire da esso a secondo delle vostre esigenze.”

Ha cominciato casualmente nel 1981. A 21 anni aveva provato a fare la prima battaglietta televisiva, gli era stata data la possibilità di scrivere i testi per un programma e insieme ad un altro signore, che adesso non c’è più, il programma cambiò completamente traiettoria: semplicemente stavano scrivendo la nostra storia, entrambi venivamo da realtà differenti, ma entrambi odiavano i Puffi; capirono così, che nella cattiveria dei bambini, era molto più interessante che i Puffi venissero schiacciati piuttosto che raccontassero semplicemente le loro avventure. Corrispondere a ciò che si racconta è la strada più facile da poter percorrere.
C’è stato un concorso di eventi che doveva capitare, che ha dato il via alla sua carriera. Stava studiando Legge quando un suo amico attore gli disse di un provino in Rai a cui voleva partecipare. Lo accompagno e Leone Mancini, un vecchio regista della Rai, lo incrociò per i corridoi e lo convinse a tentare. Gli fecero un provino e alla domanda “Che sai fare?” rispose con “Niente”.  Gli fecero raccontare due o tre cose e dopo due settimane gli arrivò una telefonata. Era la Rai che gli offriva la conduzione di 3, 2, 1… Contatto! E’ stata un’occasione e per lui la possibilità di mostrare la sua eccellenza. Tutti eccelliamo in qualcosa, basta scoprirlo.
Al conduttore è stato anche chiesto che rapporto avesse con il suo collega Luca Laurenti ed egli lo ha prontamente paragonato ad un universo parallelo. “Potervi entrare in contatto è affascinante, è come leggere un libro. Nel corso della mia carriera non ho mai cambiato libro, mi sono tenuto questo, ma non sono arrivato nemmeno a metà.”
Nel corso degli anni, l’abilità maggiormente riconosciutagli è stata quella di reinventarsi. Secondo il suo pensiero quest’abilità significa “corrisponderti”. Se si possiede la capacità di ascoltarsi, non c’è bisogno di fare qualcosa di specifico.
“Se ti ascolti, verranno da sole. Saprai raccontarti da solo. Puoi comunicare con gli altri come narratore, come collaboratore al processo di narrazione, come ricercatore del racconto o come colui che trasforma in immagine e suono ciò che vuoi condividere. Le voci professionali sono tante, ma qualunque voce tu sia, racconta quello che ti appartiene nella maniera che ti è più consona. In quel momento ti sarai già rinnovato.”
Le parole dello scrittore di programmi si sono concluse con un consiglio paternalistico. Davanti la domanda di una delle ragazze sulla voglia di inseguire i propri sogni, ha così risposto: “E’ molto complicato. Avete dei desideri, ma anche la necessità di tenervi in vita, dovete anche divertirvi perché siete giovani. Ma se sentite l'esigenza di cambiare pagina, fatelo. E’ meglio vivere con difficoltà ma con un sogno nel cuore che con delle certezze che ti rendono morto dentro.”

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