#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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martedì 13 giugno 2017

Logan - The Wolverine: recensione

Come era già intuibile dal trailer, Logan cambia completamente i toni dei precedenti film che avevano lui come soggetto o i suoi compagni X-Men. La profondità che riesce a imprimere questo cine-fumetto rompe completamente con la semplicità e la schematicità che ha caratterizzato fino a questo momento questo genere.


Il viaggio che il protagonista percorre, fa assomigliare la pellicola a un “Road Movie”, quelle pellicole che mostrano come il personaggio ha la capacità di evolversi in scena mostrando nuovi aspetti di se e una nuova comprensione del mondo che lo circonda. Wolverine non ha più la capacità che per tanti anni lo ha contraddistinto da molti altri mutanti, non guarisce quasi più, e un male lo sta logorando da dentro; qualche che sembra avere più che fare con una stanchezza di spirito più che a una vera e propria malattia, quasi sicuramente dovuta a quel continuo sopravvivere alle persone che ha amato. Il decadimento morale di cui è vittima Wolverine, mette in risalto quello che il personaggio sarebbe sempre dovuto essere, ma il tutto viene preso lentamente a schiaffi da quegli argomenti più adulti che vengono mostrati nella compiutezza del comicsmovie.

Interessante è stata la scelta della coprotagonista del film, la mutante chiamata Laura Kinney di cui la reale identità non si evince completamente dal trailer, è interpretata dalla debuttante Dafne Keen. Sguardo intenso e meravigliose espressioni le hanno permesso di caratterizzare un personaggio con la semplice prossemica del corpo. Xavier – viene interpretata guardando semplicemente i suoi occhi riuscendo a mettere in risalto la funzione contrapposta che ha nei confronti di Logan.
Restando in silenzio per quasi tutto il film, la sua comunicazione – persino quella che avviene in modo telepatico con
Se infatti Wolverine appare debole e invecchiato, non ha più motivi per continuare a lottare, mentre Laura è la sua versione più giovane, quella fatta di puro istinto animale, che si sta mettendo in gioco per salvare se stessa e i suoi compagni. Un cambio generazionale che ci fa proprio pregustare l’addio che l’attore ha dato al proprio personaggio.
Cercare di comprendere l’ultimo film, in cui Hugh Jackman interpreta Wolverine, non è di certo molto semplice; si deve cercare di inquadrarlo all’interno della linea temporale degli X-Men, così facendo ci possiamo accorgere di quanto i personaggi siano profondamente cambiati e delle tempistiche che riguardano questo cambiamento. Una story line che appare assestante e autoconclusiva rispetto agli altri che infatti sembra quasi non rifarsi esattamente al macrocosmo rappresentato nelle altri comicsmovies della saga. “L’Old Man Logan”, nonostante però si distacchino di molto da quella che è la storia disegnata. Il tempo in cui si dovrebbero muovere i protagonisti di “Logan” non dovrebbe, però, essere un tempo molto lontano dalle vicende con cui iniziava “Giorni di un futuro passato”. Siamo 2029, ma avremmo dovuto trovare quel mondo che Logan aveva ricostruito in cui l’uomo di Neanderthal vive in perfetta simbiosi con il suo parente più evoluto, ma in realtà ci sembra di essere tornati ideologicamente al momento in cui le sentinelle hanno compiuto la loro missione. Conseguenzialmente se in un film tutti i buoni sono tornati in vita, in questa i mutanti praticamente hanno smesso di esistere. Quindi probabilmente le tempistiche narrative meritavano una maggiore considerazione, così da poter rendere maggiormente più credibili i cambiamenti che i personaggi hanno subito.
Nonostante, infatti, il film sembra prendere come ispirazione la storia dei fumetti pubblicati nel 2008, che avevano come soggetto
Cambiamenti che si possono ben vedere nel rapporto che vi è tra gli stessi personaggi. Sembra quasi di essere lontani da quelle che erano le dinamiche che coinvolgevano Wolverine e il Professor X, mettendo in risalto la banalità della vita. I mutanti del resto non sono così diversi dagli umani e questo si condensa proprio in scene che affrontano con leggerezza tematiche in realtà importanti. Un figlio che aiuta un padre ad affrontare quelle difficoltà provocate dall’avanzare dell’età, ma allo stesso tempo una figlia che permette ad un uomo di cambiare prospettiva.
Quello a cui lo spettatore assiste è la visione di un mondo nella quale si è persa di vista l’importanza della diversità, annientata e usata come arma, adesso ha bisogno di avere una nuova rivalutazione. Questa è una pellicola molto più cruda di quelle che gli appassionati del genere hanno visto finora, ma nonostante si tenda quasi allo splatter ci si rende conto che la lotta non è mai stata elevata a mezzo dalla grande nobiltà. Che si uccida per difesa, che di lotti contro i cattivi, l’omicidio resta comunque una macchia indelebile sull’anima di ogni singolo individuo. Una violenza, anche verbale, che sporta la “purezza” che viene mantenuta immutata dai supereroi acquistati da altre case di produzione differenti dalla FOX, probabilmente cercando di alzare il target di pubblico; ricordo, infatti, che questo film è stato vietato ai minori di 14 anni.

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