#Lapiziaween: Le strade del male - Recensione

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giovedì 15 giugno 2017

Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar - Recensione

Dead Men Tell No Tales, gioco di parole tradotto in modo impietoso nella distribuzione italiana, è uscito il 24 maggio, ad è il quinto capitolo di una saga iniziata nel 2003 con “La maledizione della prima luna”. Ci si aspettava tanto da una pellicola costata oltre 230 milioni di dollari, ma ha soddisfatto le vostre aspettative?
Piuttosto deludente è stato il risultato al cinema, certo le battute e l’immancabile Jack rendono il tutto più gradevole, ma la trama è stata fondamentalmente abbandonata a se stessa. Bocciato dalla critica, su più fronti, nonostante abbia incassato considerevolmente tanto all’uscita al botteghino in un giorno infrasettimanale, quello che ti resta dopo averlo guardato è semplicemente un dubbio “perché sono andata al cinema?”

In un cumulo di effetti speciali e di personaggi che si alternano sullo schermo mossi da quello che potenzialmente potrebbe essere un grande movente, ma che si riduce a qualcosa di insulso. Risente tantissimo di quella necessità che la Disney aveva nel continuare il franchising del brand sui pirati.
Javier Bardem interpreta il nuovo cattivo, il capitan Salazar, che ha come missione quella di ripulire il mare dai pirati, ma proprio Jack è la causa di ogni suo male. A questo punto, immediatamente, ci viene da chiederci se chi ha scritto la sceneggiatura di questo film abbia visto i quattro che lo precedono.

Il capitan Sparrow sembra essere tornato alla sfortuna che lo accompagnava durante i primi minuti della prima pellicola, ritrovandosi ubriaco, svilito, ricoperto di fango; pronto a barattare la propria bussala per del rum. Proprio quest’ultima è, ancora una volta, sotto l’attenzione di tutti; un piccolo cubo che è stato perso, scambiato, rubato nel corso delle avventure del pirata, ma che mai è stato affiancato all’idea di “chiave” per una qualche prigione maledetta. Secondo quanto detto da Calipso, precedentemente, la bussola gli era stata data proprio da lei e non da un capitano più anziano come se fosse un passaggio di testimone (passaggio forse trascurabile rispetto al resto complessivo del film). Ma  questo ci serve solo per capire l’inconsistenza che ha regnato in tutta quanta la narrazione. C’è anche una scena in cui Paul McCartney interpreta lo zio di Sparrow, dopo che Keith Richards ne aveva interpretato il padre, buttata molto casualmente nel pot-pourri del film.
Nello spiegare perché è così brutto, Singer ha invece scritto che sembra un episodio di Scooby-Doo, «con un fantasma che fa cose che fanno paura, e tutti corrono e urlano per un po’».
Sembra che si sia spinto nel voler ricordare qualcosa che è già andato, qualcosa che è passato, scimmiottandolo con varie incongruenze. Le stesse figure di Henry (interpretato da Brenton Thwaites) e di Carina (Kaya Scodelario) cercano di emulare l’avventura che ha portato all’amore tra Elisabeth e Will. Il film era stato promosso come quello conclusivo, e diciamo che la ricerca del tridente di Poseidone (strumento utilissimo e potentissimo sacrificato in pochissimi istanti) avrebbe portato a un’ottima fine. Spezzate tutte le maledizioni, ci sarebbe potuto essere l’happy ending alla quale tutti aspirano, ma anche qui hanno “tradito” la fiducia dei fan, annunciando con la scena dopo i titoli di coda il ritorno di un vecchio nemico.

In conclusione, tralasciando questi amari in bocca, il film è la solita storia densa delle battute di spirito di Jack, alcune anche forzate, che ti fanno sorridere durante la visione. Quindi non del tutto da bocciare.

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