Interpreti di tutto rispetto si fanno protagonisti in questo tour nelle diverse città italiane. Numerose date sono state aggiunte nel corso del tempo, tanto da aver annunciato un continuo anche nel prossimo anno con nuovissime esibizioni, visto il successo clamoroso e l’immediato sold out. Nel 2016, dopo 14 anni dall’uscita della prima versione italiana, torna in scena il cast “storico”: cinque dei sette interpreti fanno di nuovo sognare il pubblico nei live. Magistrale la messa in scena, perfetta secondo ogni singolo punto di vista e assolutamente emozionante per chiunque abbia la fortuna di essere tra il pubblico. I ballerini e gli acrobati rendono ogni singolo secondo, uno spettacolo coinvolgente tanto da togliere il fiato. Piacevolmente stupefacente è stata l’interpretazione della giovane Alessandra Ferrari, nella sostituzione di Lola Ponce, che nonostante l’iniziale sorpresa ha dato prova del suo notevole talento.
La magnificenza di questo spettacolo sta soprattutto nell'intensità delle parole che sono state usate per poter scrivere i testi delle canzoni. Ogni singola area si fa portavoce dell’introspezione dei personaggi e del loro singolo modo di pensare. Stupenda, sotto quest’ottica, quindi, è la canzone che può essere ritenuta portante dell’interno musical: “Bella” che racconta, attraverso i numerosi riferimenti, come gli amori dei protagonisti siano ben diversi. Da una parte troviamo l’amore cieco, disposto a fare qualsiasi cosa per la donna amata, a darle la vita e a morire di stenti tra le sue braccia quando essa va via; dall’altra la folle passione che fa perdere la ragione, che trasforma ogni singolo principio in niente tanto da lasciare svuotato il protagonista; e infine l’amore effimero, quello che viene provato solo per semplice attrazione, per gioco, che termina con il disinteresse dopo la semplice possessione. I riferimenti biblici, sia nel testo che nella recitazione della scena, sono ben evidenti e racchiudono in se tutta l’emozione che il musical sa dare.
Quasimodo la paragona ad un angelo, quasi senza peccato perché nessuno osa scagliarle la prima pietra; un angelo che lo danna alla perdizione eterna. Frollo la paragona al demonio che cerca di allontanarlo dalla fede, ma al contempo prega di poterla avere almeno una sola volta. Febo chiede a Fiordaliso il permesso di cercare la propria fede su quel corpo esotico che balla davanti i suoi occhi, anche se il rischio è quello di tramutarsi in sale – riferimento a Lot nella storia di Sodoma e Gomorra – perché sa che avendo una perderebbe sicuramente la salvezza alla quale era già destinato. Esmeralda resta stesa a terra, come se fosse stata messa in croce dal fatto che il suo destino è legato irrimediabilmente ai tre uomini che vorrebbero averla per se.
Notre Dame de Paris, inoltre, si conferma come attuale adesso più che mai. Al di là degli struggenti amori, in scena, viene mostrata una tematica scottante: i clandestini che chiedono asilo per poter avere un riparo dal dolore che segna la loro terra. Qui, ancora una volta, ci si chiede come sia possibile creare un mondo dove non vi sia l’escluso. Del resto, nessuna identità nazionale e nessuna economia dovrebbe negare il diritto di asilo. Si dovrebbe creare un mondo e non una nazione.
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